Uno spreco di soldi pubblici – sottolineiamo pubblici – per un totale di 1,5 miliardi di euro. A farne le spese, come sempre, i cittadini onesti che, pagando le tasse, contribuiscono a far ingrossare i portafogli di truffatori. Stiamo parlando dei falsi invalidi, o i falsi poveri, coloro che, pur non avendo i requisiti, beneficiano di erogazioni previdenziali e assistenziali, vivendo sulle spalle dei contribuenti onesti.
La Guardia di Finanza ha dato il via a una serie di controlli a tappeto, e gli oltre 12.500 interventi hanno portato alla luce ben 3.160 truffatori, tra falsi invalidi e falsi poveri, rei di una truffa che allo Stato – quindi a noi – costa un miliardo e mezzo di euro.
Soldi che potrebbero aiutare chi realmente ne ha bisogno ma che vengono letteralmente sprecati. Le fiamme gialle impegnate nella tutela del denaro pubblico hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria ben 8.000 responsabili: 51 sono stati tratti in arresto, mentre altri 3.350 responsabili di sperperi e cattiva gestione di denaro pubblico sono stati segnalati alla Corte dei Conti per danni erariali .
L’operazione della Gdf si concentra sia sulle forme di frode più sofisticate sia nei fenomeni “di massa” come i controlli sull’esenzione dai ticket sanitari e sulla percezione di prestazioni sociali agevolate: assegni familiari, buoni libri e mense scolastiche, agevolazioni per tasse universitarie. E atro ancora.
Più ricorrenti sono risultate le frodi ai danni dell’Inps e degli altri enti previdenziali. Tra i vari casi, il più eclatante vede protagonista un‘azienda di Catanzaro, impegnata – così sosteneva – nella produzione di integratori dietetici e alimentari da alghe marine, che aveva percepito ben 5 milioni di euro (e ne mancavano ancora 5 da incassare) senza aver mai ultimato gli stabilimenti e senza aver quindi mai iniziato la produzione.
Sul fronte truffa agli enti assistenziali e previdenziali, si contano 5.600 falsi braccianti agricoli, che intascavano indennità per malattia senza avere alcuna patologia e che sono costati 20 milioni di euro, 15 piloti che hanno ricevuto cassa integrazione o assegni di mobilità e intanto, guarda a caso, prestavano servizio ” in nero”.
Francesca RIGGIO