Non sono poi così fondati i sospetti degli automobilisti che quando si recano a fare benzina storcono il naso di fronte ai prezzi esageratamente alti. La dimostrazione arriva da una serie di controlli a tappetto messi in atto dalle Fiamme Gialle, che dimostrerebbero come le grandi catene siano avvezze ad alzare “artificiosamente” i prezzi del carburante per guadagnare di più.
Dai controlli è emerso infatti che su un campione di 1.216 distributori, ben il 14% hanno un impianto fuori norma, con 11 gestori denunciati alla magistratura e 59 colonnine poste sotto sequestro.
Dal comunicato della Guardia di Finanza, si legge chiaramente il perchè delle denunce e dei sequestri lampo: inadempimenti amministrativi, mancanza di autorizzazioni, danni ai consumatori. Nel napoletano alcuni automobilisti hanno subito danni alle autovetture a causa di carburante diluito con acqua per una percentuale del 15%. Oltre 20.000 litri di gasolio risultano annacquati.
Sempre nella provincia di Napoli la Gdf ha rinvenuto alcune schede elettroniche dei contalitri completamente alterate. Il risultato: oltre 1.200.000 litri sono stati venduti in nero. A Reggio Emilia invece il carburante effettivamente erogato è risultato inferiore a quanto indicato del 10% circa. Il gestore è stato immediatamente denunciato e il suo distributore posto sotto sequestro.
“L’attività – si legge in una nota della Gdf- è svolta a tutela non solo degli automobilisti e delle casse dello Stato, ma anche dei tantissimi operatori del settore che operano correttamente. L’erogazione di quantitativi non rispondenti al vero e la miscelazione dei prodotti petroliferi con acqua o altre sostanze, oltre a fornire agli utenti un prodotto scadente se non dannoso per la meccanica, consente ai gestori di creare riserve occulte di carburante venduto separatamente in nero”.
L’operazione della Guardia di Finanza è stata accolta positivamente sia dalle associazioni dei consumatori sia dalla Coldiretti che ha dichiarato: “Le frodi su carburanti determinano in realtà un effetto valanga sull’intera spesa degli italiani in un Paese dove l’88 per cento delle merci viaggia su strada. Con il prezzo della benzina al litro che è in media superiore del 55 per cento a quello di un litro di birra, del 40 per cento di quello di un litro di latte fresco e del 30 per cento a quello di un litro di vino in brik. Un rapporto di cambio che non è eticamente ed economicamente sostenibile e che mette a rischio la ripresa del Paese“.
Francesca RIGGIO