di Davide PASSONI
Ormai per le imprese italiane la crisi di nervi è conclamata. Mentre da una parte il decreto che dovrebbe sbloccare i debiti della Pubblica Amministrazione verso di loro incontra mille ostacoli e farraginosità nell’essere applicato, dall’altra si fa sempre più drammatica la situazione dei prestiti erogati (o, per meglio dire, non erogati…) da parte degli istituti di credito.
Secondo i dati diffusi da Bankitalia, i prestiti erogati a marzo alle società non finanziarie sono diminuiti del 2,8% (contro un -2,7% a febbraio). In termini assoluti il calo di marzo è stato di 10 miliardi, mentre nel 2012 l’ammontare dei prestiti concessi dalle banche alle imprese è stato di 40 miliardi inferiore a quello dell’anno precedente, su uno stock di 895 miliardi. E se solo a marzo siamo a -10 miliardi, la situazione è tutt’altro che incoraggiante.
La contrazione che si sta registrando oggi è molto peggiore di quella del 2009, anno orribile nel quale la recessione produsse un calo del Pil del 5%. Usciamo da un anno, il 2012, nel quale la ricchezza è calata del 2,4% e viviamo un anno nel quale, si stima, il Pil calerà dell’1,3%. Ma dove sono le cause di tutto questo?
Innanzitutto nell’aumento spropositato delle sofferenze bancarie, ossia i prestiti erogati che non vengono restituiti. A marzo le sofferenze lorde sono arrivate a quota 131 miliardi, dai 60 che erano nel terribile 2009. Una situazione che ha portato le banche a chiudere quasi del tutto i rubinetti del credito generando recessione su recessione.
In questa settimana Infoiva cercherà di comprendere un po’ più in profondità la situazione e, soprattutto, di capire quali sono le possibili vie di uscita. La sensazione delle imprese, però, è che la partita si stia giocando a un livello ben più alto del loro e sul quale loro stesse poco possono incidere. Speriamo che si tratti di una sensazione destinata a rimanere tale…