Sicuramente quello che fa più rumore mediaticamente riguardo all’aumento dell’Iva al 22% dall’1 luglio prossimo è la stangata che colpirà e famiglie, specialmente quelle meno abbienti. Non dimentichiamo però che questo punto percentuale in più sarà una maledizione anche per le imprese, già provate pesantemente dalla crisi e dalla mancanza di domanda interna.
Proprio per questo motivo imprese di tutti i settori sono scese in campo contro il detestato aumento. Dai distributori di alimentari ai giocattoli, dalla musica alle imprese del mondo agricolo e dei servizi (ossia tutti i settori merceologici i cui beni saranno colpiti dall’aumento), diverse associazioni hanno scritto al presidente del Consiglio Letta chiedendo di scongiurare l’aumento dell’Iva e dare ai consumatori e alle imprese un segnale forte di sostegno, in un momento di estrema difficoltà.
Afi, Agrinsieme, Ancc Coop, Ancd Conad, Assogiocattoli, Ceced Italia, Centromarca, Federalimentare, Federdistribuzione, Federlegnoarredo, Fimi e Univideo sostengono che l’aumento di un punto di Iva provocherebbe un ulteriore rallentamento dei consumi deprimendo ancora di più la domanda interna, che deve al contrario essere rilanciata per far ricrescere il Pil.
Si legge nella lettera: “Le più recenti stime effettuate da centri studi e istituti specializzati indicano, a regime, l’impatto di questa misura in un aggravio di costi pari a oltre 160 euro a famiglia, fatto tanto più grave in considerazione delle 9 milioni di famiglie che versano in situazioni di difficoltà economica, di cui 5 milioni a rischio povertà”.
L’aumento dell’Iva avrebbe infatti effetti pesanti sul settore distributivo, su quello della produzione industriale, sull’agricoltura e sul mondo dei servizi, con conseguenze anche sui livelli occupazionali. Le associazioni firmatarie auspicano che “il Governo, pur in una situazione di difficoltà nel recuperare risorse, trovi una soluzione definitiva a questo difficile problema, dando così un chiaro segnale ai consumatori italiani e alle imprese che hanno ancora la volontà di investire in questo Paese”. Dura farsi ascoltare…