di Davide PASSONI
Quando gli italiani vedono partorire dal governo nuove, strane parole che cominciano per T o per I sanno che saranno delle brutte, bruttissime parole. Se T sta per “tassa” o “tariffa” e I sta per “imposta”, sanno che ci sarà poco da divertirsi. Lo stesso è accaduto e sta accadendo con la Tares, ovvero la “tariffa rifiuti e servizi“, che prenderà il posto della Tarsu, “tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani“. Hanno cambiato da “tassa” a “tariffa”, hanno messo un acronimo che suona un po’ meglio, ma la sostanza non cambia: mazzata fiscale.
Prima avrebbe dovuto entrare in vigore a maggio, poi è slittata a dicembre; prima era stato chiesto di abrogarla, poi di “rateizzarla”, infine si è scelto di rimandarla. Ah, la Tares… Prima i sindaci erano preoccupati, aziende e cittadini disperati. Poi con il rinvio i comuni si sono tranquillizzati, i cittadini e le imprese no. Perché, a giugno o a dicembre, la Tares si pagherà. E se nelle rate di maggio e settembre resterà il meccanismo della Tarsu, a dicembre saranno dolori per tutti.
Per la Tares il pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro già previsto dal Salva Italia, è infatti rinviato all’ultima rata di dicembre. “Si pagherà quanto l’anno scorso e non ci saranno sorprese – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà -. Sull’ultima rata ci potrà essere un conguaglio“. Leggi: il conguaglio di 0,30 euro al metro quadro ci sarà, eccome. E arriverà nel momento peggiore per il contribuente italiano. Se, infatti, lo slittamento a dicembre è stato deciso anche per evitare un ingorgo fiscale a giugno (Tares, acconto Imu, probabile aumento Iva…), l’ingorgo arriverà a fine anno e, ai dipendenti mangerà le tredicesime, alle aziende i profitti, ai pubblici esercizi imporrà un aumento dei prezzi per compensare il salasso.
Perché? presto detto. Il saldo Tares si sommerà al saldo Imu, al secondo acconto Ires e Irpef per i lavoratori autonomi, e al conguaglio Irpef per i dipendenti. Vi basta? Ecco perché, questa settimana, Infoiva ha deciso di capirne un po’ di più su questa ennesima trovata che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto contribuire a salvare l’Italia (la Tares nasce appunto nell’ambito del decreto “salva-Italia” messo a punto dal governo Monti nel 2011) ma che, ci scommettiamo, farà arrivare nelle casse dello Stato soldi pronti per essere nuovamente mal spesi e metterà ulteriormente in ginocchio imprese e cittadini.