Lo abbiamo visto, la Tares è stata una trovata del governo Monti inserita nel decreto legge “salva Italia” del 2011. Ha preso il posto della Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (tariffa di igiene ambientale). Chi la deve pagare? Praticamente tutti: basta possedere un immobile che produce rifiuti e la si pagherà in relazione alla superficie dell’immobile e al numero delle persone che lo abitano. Rispetto all’abbinata Tarsu-Tia, con la Tares l’aumento previsto a conguaglio è di 30 centesimi al metro quadro, con la facoltà data ai comuni di aumentarlo fino a 40.
Gli introiti delle tasse che hanno preceduto la Tares coprivano circa l’80% dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti; il rimanente era compensato grazie ai trasferimenti statali ai comuni. Ora la patata bollente passa proprio ai comuni, che dovranno coprire con gli introiti della Tares sia i costi del servizio rifiuti in senso stretto, sia di quelli di altri servizi che ricadono sulla municipalità: dal personale all’illuminazione pubblica alla polizia municipale.
Per calcolare l’importo da pagare, è necessario prendere in considerazione il valore medio di produzione dei rifiuti, stabilito con criteri statistici; successivamente viene calcolato un coefficiente rapportato all’80% della superficie dell’immobile preso in considerazione, ottenendo il totale. A dicembre, poi, a questa cifra sarà necessario aggiungere i 30 centesimi o più al metro quadro di conguaglio.
In soldoni, le prime due rate saranno stabilite dai Comuni che invieranno a casa dei contribuenti i bollettini delle rate di maggio e settembre, esattamente come in precedenza. A dicembre, poi, il temutissimo conguaglio con l’aumento dei 30 centesimi al metro quadro; niente bollettino, però: si pagherà a dicembre direttamente allo Stato tramite modello F24 o bollettino postale.
Giusto per rinfrescare la memoria e senza temere di essere ripetitivi: secondo i calcoli di Confcommercio, la Tares costerà il 20-40% in più alle famiglie, il 60% ai commercianti e sarà un vero salasso per i distributori di carburante (+170%), bar (+370%) e ristoranti (+550%).