di Davide PASSONI
E alla fine toccò ancora a Napolitano. L’unica soluzione di buon senso dopo lo spettacolo ridicolo e avvilente offerto in questi giorni dal Parlamento e dalla politica italiana è stata perseguita. Il presidente uscente, ora presidente bis (la prima volta nella storia della Repubblica), è arrivato in soccorso dell’Italia con un senso di responsabilità e d’iniziativa che ha redento buona parte delle iniziative di dubbio gusto che ha assunto nel suo settennato, a partire dalla indecorosa vicenda delle intercettazioni e della “guerra” alla procura di Palermo. E il risultato uscito dall’urna parlamentare è stato chiaro: se la rielezione di Napolitano è una prova di forza della politica che non vuole cambiare e che si arrocca, è anche la soluzione più funzionale a un’uscita dell’Italia dal pantano istituzionale in cui si trova dal 26 febbraio scorso.
Alla fine, ammettiamolo, è l’esito meno sfavorevole della tragicommedia che si è consumata nei giorni precedenti, fatta di episodi grotteschi: iniziative al limite dell’incostituzionalità come la candidatura unilaterale di Prodi da parte del Pd; psicodrammi politici che hanno visto un partito (sempre il Pd) sbriciolarsi sotto il peso delle contraddizioni interne e non essere in grado nemmeno di presentare un candidato condiviso; la buffonata delle Quirinarie del Movimento 5 Stelle; l’atteggiamento del centrodestra, di fatto seduto sulla riva del fiume ad aspettare il cadavere di Bersani e del centrosinistra intero, dicendo più no che sì come il più barricadero dei sindacati; la girandola di nomi – Prodi, Amato, Rodotà, D’Alema, Cancellieri, Gabanelli, Strada – che manco all’asta d’inizio stagione del Fantacalcio; l’umiliante spettacolo offerto, suo malgrado, dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, mentre snocciolava un rosario di nomi improbabili – da Rocco Siffredi al Conte Mascetti – scritti sulle schede dai personaggi che noi cittadini (almeno chi li ha votati…) abbiamo mandato in Parlamento per cercare di fare qualcosa di concreto per la nostra Italia.
Ora, lo ribadiamo, tocca ancora a Napolitano. Che tra due anni ne fa 90 ma che, con la sua scelta, ha dimostrato di avere ancora più spalle e più palle di tutti quelli che lo hanno votato messi insieme, piacciano o meno il personaggio, la sua storia, il suo presente. Vediamo se adesso, sistemato l’inquilino del Quirinale, il percorso che porterà alla nascita di un governo avrà l’accelerata che tutti aspettano da quasi due mesi; da tanto dura l’ingovernabilità di un Paese che, tra voti a pornodivi, veti incrociati, consultazioni fiume e totale incapacità della politica di dare un senso a se stessa e alla sua missione, vede morire 80 imprese al giorno, vede soffocare famiglie dal cappio del fisco, vede pensionati appendersi alle travi non solo perché senza soldi ma, soprattutto, perché senza speranza né futuro. Daje Giorgio’, vedi di fare ‘sto miracolo.