di Davide PASSONI
Abbiamo passato una settimana a raccogliere notizie e testimonianze sulle mille contraddizioni che accompagnano il decreto che dovrebbe dare il via al pagamento di una prima parte dei debiti che la pubblica amministrazione vanta nei confronti delle imprese. Nel frattempo è stato persino eletto il nuovo presidente della Repubblica ma le cose, sul fronte del decreto, non sembrano migliorate. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare un’altra settimana all’approfondimento di questo argomento, tanto vitale per la sopravvivenza delle nostre imprese quanto superficialmente affrontato da chi ha approntato il decreto.
Del resto, basti pensare che tra passaggi formali centrali e locali, sono ben 36 i provvedimenti attuativi necessari a far partire la macchina che erogherà i pagamenti. Inoltre, la soglia per la compensazione tra crediti e debiti fiscali prevista dal decreto, che è passata da 516mila a 700mila euro risulta nei fatti discriminatoria per molte delle aziende che vantano crediti nei confronti dello Stato.
E vogliamo mettere i molti casi di comuni virtuosi che, paradossalmente, sono penalizzati anziché favoriti da questo decreto? Infatti, con il decreto in oggetto, lo Stato anticipa di liquidità a enti che hanno assunto impegni senza accantonare le somme necessarie a coprirli e che, ora che non hanno soldi, vengono finanziati dallo Stato tramite la Cassa Depositi e Prestiti con prestiti trentennali; intanto, però,e i comuni virtuosi che hanno già saldato i loro debiti con le imprese e vorrebbero un allentamento del patto di stabilità per mettere in cantiere nuove opere pubbliche, non lo fare e nemmeno possono accendere mutui per farlo perché i limiti imposte dalle finanziarie dell’ultimo periodo sono pressoché proibitivi per tutti”.
Come si vede, quindi, sono molti gli aspetti di criticità che ancora persistono nella attuazione del decreto che dovrebbe ridare un po’ di ossigeno alle imprese soffocate dalla crisi. Perché proprio questo è il punto: le imprese hanno bisogno di soluzioni rapide ed efficaci, non burocratiche; hanno bisogno di liquidità immediata e non di fare la fila agli sportelli, perché il tessuto produttivo italiano è ormai una tela lisa e qualunque peso le si metta sopra ha l’unica conseguenza di stracciarla. Ecco perché Infoiva si concentrerà ancora su questo argomento; per capire come dare a non stracciarla perché di tempo per ricucirla non ce n’è davvero più.