Abbiamo visto ieri come Confprofessioni abbia mosso importanti e sensate critiche al decreto sbloccacrediti. Oggi vediamo in che modo la Confederazione italiana delle libere professioni ha proseguito nella sua critica costruttiva al testo ministeriale.
Secondo Confprofessioni è necessario semplificare le procedure finalizzate al pagamento, alla certificazione e alla compensazione dei crediti. Per quanto riguarda la procedura relativa alla registrazione sulla piattaforma elettronica delle Amministrazioni, il timore della confederazione è che si continuino a verificare le carenze nella programmazione e gestione di tale adempimento da parte delle Amministrazioni coinvolte, in particolar modo quelle di modeste dimensioni strutturali ed organizzative. Queste carenze sono state riscontrate negli ultimi mesi, da quando a fine 2012 la piattaforma è stata attivata.
Quanto alle compensazioni tra certificazioni e crediti tributari, il decreto stabilisce che i crediti possano essere compensati con le somme dovute a seguito di accertamento con adesione, acquiescenza, definizione agevolata delle sanzioni, conciliazione giudiziale, mediazione.
Questa disposizione normativa, secondo Confprofessioni, suscita non poche perplessità in ordine al corretto rapporto tra fisco e privato. Così come scritta, la norma non consentirebbe al contribuente che non ha alcuna pendenza con il fisco la possibilità di compensare i propri debiti con la pubblica amministrazione con i crediti tributari, mentre il contribuente che ha ricevuto un accertamento e definisce con il fisco le richieste può compensare. È necessario perciò includere nella compensazione tutti gli importi dovuti al fisco, rendendo compensabili non solo le somme accertate e definite a seguito di adesione o definizione agevolata ma bensì anche i debiti che emergono dalle dichiarazioni periodiche o liquidazioni periodiche e annuali di imposte.
Un’ulteriore criticità evidenziata riguarda la possibilità data agli Enti locali “di non indicare una data di pagamento nei certificati di credito” ai fini del rispetto del patto di stabilità interno, facoltà che limita il ricorso agli strumenti utilizzabili dalle imprese quali la compensazione con somme iscritte a ruolo e la cessione pro soluto. Il comma 9 dell’art. 6 del Decreto in esame dispone, invece, che “entro il 30 giugno 2013 le Pubbliche Amministrazioni comunicano ai creditori l’importo e la data entro la quale provvederanno ai pagamenti”. Ci si chiede, dunque, se gli Enti locali, al pari delle Amministrazioni statali, dovranno anch’essi indicare necessariamente la data del pagamento, e in caso affermativo, se lo dovranno fare nei limiti ovviamente dell’importo complessivo di 5 milioni di euro, previsto nel primo comma dell’art. 1 per l’esclusione dei pagamenti dal vincolo di stabilità interno.
Confprofessioni rileva poi una contraddizione tra il nono comma dell’art. 6 in cui viene fatto riferimento al termine del 30 giugno 2013 per la comunicazione da parte delle Amministrazioni dell’importo e della data entro la quale provvederanno ai pagamenti dei debiti, ed il quarto comma dell’art. 7 in cui viene fatto riferimento al lasso di tempo tra il 1 giugno e il 15 settembre 2013 come termine per la comunicazione dell’elenco completo dei debiti con l’indicazione dei dati identificativi del creditore, senza però alcuna indicazione della data del pagamento, a differenza del citato comma nono dell’art. 6.
L’ultima osservazione di Confprofessioni è relativa alla mancata previsione della possibilità di rilascio automatico del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) pur in presenza di crediti certificati ai sensi del comma 3-bis dell’art. 9 del DL 185/2008, di importo pari almeno agli oneri contributivi non pagati. Ai sensi del comma 5 dell’art. 13-bis della Legge 94/2012, che ha convertito il DL 52/2012, si è in attesa del Decreto attuativo del Ministro dell’Economia e delle Finanze che fissi le modalità attuative di tale disposizione. Senza attendere tale ultimo provvedimento, si potrebbe nell’ambito del presente decreto-legge già prevedere un meccanismo automatico di rilascio del Durc che tenga conto del credito certificato dall’Amministrazione per un importo almeno pari agli oneri contributivi non pagati. Il contribuente, quindi, dovrebbe ricevere il Durc regolare nei casi in cui i debiti contributivi siano inferiori alle proprie posizioni creditorie.
Proprio i ritardati pagamenti da parte della PA hanno contribuito ad aggravare le difficoltà delle imprese nella regolarizzazione degli adempimenti contributivi: il meccanismo compensativo proposto da Confprofessioni rappresenterebbe quindi un doveroso riequilibrio.