Una delle voci critiche nei confronti del decreto sbolccacrediti è quella di Confprofessioni, la Confederazione italiana delle libere professioni. La confederazione, però, ha anche avanzato ha presentato delle proposte di buon senso per modificare in senso migliorativo il testo del decreto; lo ha fatto davanti alle Commissioni parlamentari speciali, istituite per l’esame degli atti urgenti del Governo.
Confprofessioni accoglie con favore l’emanazione del provvedimento, “il segnale di un doveroso rispetto degli impegni sottoscritti dallo Stato con i suoi cittadini, nonché, nell’attuale fase recessiva dell’economia italiana, un utile strumento di sviluppo e ripresa“. Tuttavia, come anticipato, ritiene che il decreto “debba essere perfezionato, affinché rappresenti effettivamente una misura economica di sviluppo e crescita in grado di incrementare la produzione e l’occupazione“. Confprofessioni richiama poi l’attenzione su alcune criticità presenti nel testo che potrebbero essere superate in sede di conversione parlamentare.
Intanto, nel parere depositato in commissione, Confprofessioni spiega di aver apprezzato la tecnica normativa scelta dal Governo, che ha considerato le “obbligazioni giuridicamente perfezionate relative a prestazioni professionali” nell’ambito dei debiti immediatamente solvibili da parte delle Amministrazioni dello Stato, evitando la distinzione tra imprese e professionisti nel momento in cui si esaminano i soggetti che hanno diritto al pagamento da parte degli Enti locali.
Secondo Confprofessioni, però, non è chiaro per quale ragione l’articolo 7 (certificazione dei debiti ai fini della ricognizione degli stessi), l’articolo 8 (cessione dei crediti), e l’articolo 9 (compensazione dei crediti con somme dovute in base agli istituti definitori della pretesa tributaria), non menzionino in maniera esplicita le obbligazioni relative alle prestazioni professionali ma solo richiamino le obbligazioni relative a somministrazioni, forniture e appalti. Strano, dice la confederazione, dal momento che l’articolo 5 ha ritenuto indica in modo esplicito le “obbligazioni giuridicamente perfezionate relative a prestazioni professionali“, che sono assimilate alle “obbligazioni relative a somministrazioni, forniture e appalti“.
Svista o malafede? Svista, secondo Confprofessioni, “in quanto non avrebbe senso, dopo aver incluso tali obbligazioni nell’ambito di quelle oggetto di pagamento da parte della PA, escludere le stesse dalla disciplina della certificazione, cessione e compensazione, anche alla luce dell’orientamento europeo“. Ecco dunque la proposta di annullare l’ambiguità e indicando in modo esplicito quelle obbligazioni negli articoli 7, 8 e 9, evitando così interpretazioni arbitrarie del testo.
Confprofessioni ha poi una proposta concreta per superare la complessità delle procedure burocratiche necessarie ad attivare i pagamenti: coinvolgere direttamente il mondo dei professionisti, che potrebbe giocare un ruolo chiave specialmente nella gestione delle procedure di certificazione e interlocuzione tra pubbliche amministrazioni. Un coinvolgimento che troverebbe senso nel principio di sussidiarietà che informa l’ordinamento costituzionale.
A domani per le altre proposte di Confprofessioni