Sembra che non ci sia fine al peggio: nei primi tre mesi del 2013 il saldo tra aperture e chiusure di imprese è negativo per ben 31mila unità, con un calo dello 0,51%, e 10mila di queste appartenevano al settore del commercio.
A rivelare questi dati è un’indagine di Unioncamere, che conferma un ulteriore peggioramento rispetto al primo trimestre del 2009, a causa di una diminuzione massiccia di nuove iscrizioni, che sono state 118.618, contro le 120.278 dello stesso periodo del 2012.
Le cessazioni, a contrario, sono aumentate, arrivando a 149.696 contro le 146.368 dell‘anno scorso.
A dimostrare le maggiori difficoltà sono gli artigiani, poiché le 21.185 imprese artigiane che tra gennaio e marzo sono mancate all’appello rappresentano oltre due terzi (il 67,6%) del saldo negativo complessivo del trimestre.
Il peggioramento, rispetto al 2012, quando il bilancio del comparto, con 15mila imprese in meno, aveva eguagliato il 2009, è del 40%.
In termini percentuali, la riduzione della base imprenditoriale artigiana è stata pari all’1,47% con una forte accelerazione rispetto al negativo risultato del 2012 (-1,04%).
Analizzando la situazione del territorio nazionale, la situazione più critica si trova a Nord-Est, con un calo dello 0,7%, pari a 8.350 imprese in meno.
Tra gli artigiani, le perdite più consistenti riguardano le regioni del Centro (-1,62% il tasso di crescita negativo, corrispondente a 4.689 imprese in meno nel trimestre).
Tra i settori (escludendo l’agricoltura), in termini relativi spiccano i bilanci negativi delle costruzioni (-1,4% corrispondente a 12.507 imprese in meno, quasi tutte artigiane), delle attività manifatturiere (-0,88% pari a 5.342 imprese in meno) e del commercio (-0,59% che in valore assoluto corrisponde ad un saldo di -9.151 unità).
Vera MORETTI