Bella, versatile ma soprattutto ecocompatibile. Arriva da Capannori, provincia di Lucca, la prima scarpa a km zero: è Cartina Ballerina, la calzatura prodotta a partire dalla carta. E in questa settimana che Infoiva ha scelto di dedicare alla filiera della calzatura in Italia, abbiamo voluto raccontare la storia, o meglio la ‘favola’, di una piccola grande eccellenza ‘made in Italy’.
A raccontarcela è Mirko Paladini, che nel luglio del 2011 ha preso carta e penna per dare vita a una scarpa ‘di carta’, Cartina Ballerina.
Come è nata l’idea di produrre calzature ecocompatibili a partire dalla carta?
L’idea di produrre calzature utilizzando un materiale diverso dalla pelle è sempre stata una mia ambizione: dopo svariati tentativi, anche con altri materiali, nel 2011 abbiamo testato e messo a punto un materiale speciale che al tatto e alla vista si presenta come carta. Si tratta però di una carta speciale che nasce da un prodotto che viene utilizzato per le coibentazioni e viene poi adattato alla lavorazione della calzatura. Un materiale che ha le stesse caratteristiche di tenuta e resistenza di quelli utilizzati per le calzature, ed è chiaramente impermeabile. Inoltre la nostra carta è riciclabile, e quindi le nostre scarpe sono riciclabili , sia nella tomaia che nella suola, anche quella fatta con termoplastico riciclabile. La nostra idea era quella di creare una scarpa bella e accattivante ma utilizzando un materiale innovativo; una calzatura ‘eco fashion’ completamente prodotta in Italia, le scarpe Cartina vengono infatti ideate e costruite in Toscana, nel comune di Capannori (LU). Tre sono punti di forza delle nostre calzature: ecologiche, leggere (ossia comode) e personalizzabili.
Perchè è importante utilizzare materiali di riciclo?
Oggi più che mai bisogna guardare con attenzione ai temi legati all’ inquinamento ambientale, al riciclaggio e alla differenziazione dei rifiuti. Capannori, il comune dove ha sede la nostra azienda, è tra i più all’avanguardia in Italia in ambito di politiche ambientali e riciclaggio. Forse non tutti sanno che la calzatura rappresenta uno dei rifiuti non riciclabili più difficili da smaltire: è per questo che abbiamo lavorato per poterci distinguere in questo senso.
Attualmente su quali cifre si aggira il vostro fatturato? Esportate anche all’estero? Se si, in quali Paesi?
Il fatturato dell’azienda si aggira intorno ai 2 milioni di euro. Abbiamo iniziato da poco ad esportare Cartina in Francia e Australia, e stiamo sviluppando una rete vendita di agenti in tutte le Nazioni europee.
Tra i vostri canale di vendita c’è anche l’e-commerce?
Al momento l’e-commerce non è ancora partito, sicuramente è nei nostri programmi futuri, anche se per il momento vogliamo affermarci attraverso i canali tradizionali di retail, ovvero i negozi sia di abbigliamento che di calzature.
Quanto è difficile oggi fare impresa in Italia? Quali sono le maggiori difficoltà che avete riscontrato?
Oggi fare impresa nel nostro Paese è veramente difficile. In confronto al contesto internazionale, avviare e gestire un’attività economica Italia richiede un enorme sforzo, nonostante il nostro sia uno dei primi Paesi manifatturieri al mondo e il secondo esportatore europeo. Nonostante le premesse, la nostra azienda crede ancora che grazie alle idee innovative si possa trovare spazio per vendere sia in Italia che all’estero.
Le maggiori difficoltà che ogni giorno ci troviamo ad affrontare sono soprattutto di tipo finanziario: le banche oggi non aiutano le società nuove, le cosiddette Start-up, nemmeno nella fase di avviamento, anzi le penalizzano; inoltre, a differenza di altri Paesi, in Italia non esiste la possibilità reale di finanziare progetti innovativi.
Come vedete il vostro futuro? Su quali prodotti punterete e quali mercati?
Speriamo che il nostro Brand si affermi come prodotto particolare con caratteristiche innovative. Il mercato italiano ha sicuramente subito un forte calo dei consumi, ed è per questo che anche un’azienda giovane come la nostra, nonostante il prodotto si differenzi dagli altri, deve sin da subito rivolgersi ai mercati esteri.
Alessia CASIRAGHI