Startup innovative: l’Italia è in forte ritardo

Le startup innovative sono al centro di numerose agevolazioni, per accedere alle quali le giovani aziende già esistenti potranno iscriversi alla Sezione speciale del Registro delle Imprese anche dopo la scadenza del 17 febbraio.
L’unico requisito inderogabile è che l’impresa richiedente deve essere stata costituita prima del 19 dicembre 2012.

Ad iscrizione fatta, le startup accedono ad agevolazioni fiscali, esenzioni per la costituzione e iscrizione al Registro delle Imprese, deroghe al diritto societario e una disciplina specifica per i rapporti di lavoro.

Per quanto riguarda la stipulazione, da parte di queste imprese, di contratti a tempo determinato, questi dovranno avere una durata minima di 6 mesi e massima di 36 mesi, con la possibilità di essere rinnovati più volte all’interno dei 36 mesi e una sola volta successivamente, per un massimo di altri 12 mesi.
Trascorsi questi 48 mesi complessivi il lavoratore, nel caso in cui continui a lavorare per l’impresa, dovrà essere assunto a tempo indeterminato.

I collaboratori possono essere pagati con stock option e i fornitori di servizi esterni attraverso il work for equity.
Sempre in tema di assunzioni, le startup hanno accesso prioritario alle agevolazioni per le assunzioni di personale altamente qualificato.

Nonostante, però, queste “corsie preferenziali”, l’Italia è ancora molto indietro al riguardo, come è stato riconosciuto anche dallo studio sulle startup ““Presenza ed impatto economico delle Start Up innovative di successo : un confronto internazionale” realizzato da I-Com per conto della Fondazione Lilly e presentato a Roma il 22 gennaio.

La presenza di un ambiente innovativo che promuova la ricerca scientifica ed un tessuto imprenditoriale in grado di trasformarne in business di successo i risultati, è una condizione necessaria per lo sviluppo di un sistema industriale competitivo all’interno delle economie moderne. Tra i Paesi analizzati, l’Italia è quello che fino ad oggi si è dimostrato meno efficace nel creare le condizioni ideali per lo sviluppo di Start Up innovative di successo”.

In particolare, se in molto Paesi è alta la presenza di aziende tra le prime società quotate sui mercati azionari, in Italia è ancora irrilevante, tanto che sono solo quattro, tra le prime 150, le aziende quotate in borsa a Milano, con una incidenza sulla capitalizzazione complessiva pari allo 0,17%, corrispondente a 558 milioni su un totale di 324 miliardi di euro, a fronte di valori superiori riscontrati nelle piazze di Stati Uniti, Germania, Israele, Francia, Corea del Sud e finanche Cile.

Il divario con i Paesi esteri è ampio anche per quanto riguarda l’occupazione, poiché le aziende innovative italiane impiegano 3.537 unità, mentre quelle USA 481.170, in Francia 121.926, in Germania 66.474 e in Cile 13.230.
A causare questo ritardo è, tra le altre cose, una mancanza di provvedimenti per favorire finanziamento pubblico, agevolazioni sugli investimenti in Ricerca e Sviluppo e iniziative territoriali.

Secondo il documento “le deroghe alla normativa societaria e giuslavorista, nonché la riduzione degli oneri per l’avvio dell’impresa, sono misure necessarie ma non sufficienti per consentire all’Italia di allinearsi ai Paesi considerati nello studio”.

Anche i brevetti sono in calo, malgrado l’alto livello raggiunto dalla ricerca scientifica. Solo il 4% delle imprese italiane con meno di 5 anni ha registrato un brevetto contro il 15% di Germania e Spagna, il 16% di Francia, il 29% degli USA e il 36% della Danimarca.

Vera MORETTI