di Davide PASSONI
Sarà un caso che la rete promossa da Assolombarda per mettere in contatto imprese operanti nel settore della sostenibilità ambientale si chiama Green Economy Network. Fatto sta che nel nome c’è una parola fondamentale usata anche dal presidente di Unioncamere Dardanello nell’intervista che ci ha rilasciato: network. Perché la rete fa la forza, anche nel green. Ne è convinto l’ing. Roberto Testore, Presidente del Consiglio Direttivo del Comitato Promotore del Green Economy Network.
Secondo il rapporto Greenitaly 2012, curato da Unioncamere e da Symbola, per l’Italia l’economia verde sta rappresentando una chiave straordinaria per sostenere la piena affermazione di un nuovo modello di sviluppo nel sistema imprenditoriale. Quali i fattori alla base di questa tendenza?
Opinione di molti è che l’attuale peggioramento economico finanziario rappresenti il fallimento del tradizionale modello economico (la cosiddetta brown economy). La green economy, riconoscendo i limiti del nostro pianeta, evidenzia i margini all’interno dei quali deve svilupparsi il nuovo modello economico fondato su un uso sostenibile delle risorse. In questo senso la green economy deve essere vista come un modello economico di sviluppo stabilmente sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Ma per compiere questa transizione è necessaria l’esistenza di condizioni specifiche quali un assetto normativo adeguato, politiche di sostegno e investimenti che ridefiniscano una nuova governance comune. L’accresciuta sensibilità ambientale delle imprese, legata alle potenzialità di sviluppo delle tecnologie e prodotti sostenibili, ha contribuito alla crescita degli investimenti nel settore e all’aumento dell’export verso paesi in via di sviluppo con ampi margini di crescita.
In che cosa consiste, precisamente, il Green Economy Network di Assolombarda?
Il Green Economy Network (GEN) è una rete promossa da Assolombarda per stimolare nuove alleanze tra le imprese che offrono prodotti, tecnologie e servizi per la sostenibilità ambientale ed energetica, al fine di dare visibilità alle loro competenze attraverso un ampio insieme di iniziative, tra le quali un Repertorio on-line liberamente consultabile dagli interessati.
Vi sono altre regioni che seguono il vostro modello?
Il GEN non è legato a una logica strettamente territoriale identificata con un distretto o con una regione, anche se ha il proprio baricentro centrato nell’area metropolitana milanese. Il Network come tale non ha confini e pertanto l’adesione al progetto è aperta a tutte le imprese operanti nei settori legati all’ambiente e all’energia situate nel territorio italiano e appartenenti a Confindustria. Ad oggi vi sono molte altre associazioni territoriali e di categoria in Italia che condividono le finalità del progetto da noi promosso.
Com’è la sensibilità su queste tematiche da parte degli imprenditori lombardi?
La gestione dei temi legati all’ambiente e all’energia da parte delle imprese ha assunto una valenza strategica ed è cresciuta in modo significativo negli ultimi decenni. Questa è la dimostrazione che nel nostro territorio si sta procedendo nella giusta direzione, quella di un futuro più sostenibile, in relazione anche alla grande sfida che ci vedrà impegnati tra pochi anni: l’Expo 2015. Assolombarda è impegnata da molti anni in iniziative di formazione e di comunicazione sull’ambiente rivolte alle imprese associate, ma anche ai lavoratori, ai giovani e alla comunità, promuovendo la capacità dell’industria di essere efficiente, proponendo tecnologie a più basso impatto ambientale e ad alta efficienza energetica.
Secondo i dati in vostro possesso, quante sono le imprese lombarde che operano nel campo delle energie rinnovabili e delle tecnologie green?
La stima delle dimensioni economiche del comparto delle clean tech non è un esercizio immediato perché vi sono vari studi “indipendenti” che cercano di rilevare l’ampiezza del comparto della green economy. Assolombarda ha censito e mappato le proprie associate nelle aree di competenza (le province di Milano, Lodi, Monza e Brianza) che operano nei diversi comparti della green economy e dal risultato è emerso come il questo territorio sia un contesto di rilievo per quanto riguarda le tematiche di carattere ambientali ed energetiche: circa 400 imprese attive in svariati settori (partecipanti ad oggi al progetto), con un fatturato globale di oltre 50 miliardi di euro e oltre 25.000 addetti solo in provincia di Milano.
L’indagine, inoltre, ha mostrato come le molteplici competenze nell’ambito dei diversi segmenti della green economy possano essere valorizzate incoraggiando la loro organizzazione in filiere. Questa potenzialità di aggregazione è una richiesta che emerge dalle stesse imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni, che sottolineano l’utilità di azioni di sistema che supportino lo sviluppo, l’innovazione e l’internazionalizzazione.
Che cosa serve a un’impresa affinché il green non resti solo una moda ma diventi un asset strutturale?
Sicuramente la determinazione, così come in ogni attività imprenditoriale. Operare in un settore in forte espansione può rappresentare un’opportunità, ma sono necessarie grandi competenze e elevate capacità di innovazione e specializzazione.
Data l’attuale situazione italiana, è necessario un coordinamento tra le iniziative statali e quelle degli enti locali per far sì che ai diversi livelli istituzionali non vengano elaborati programmi contraddittori dal punto di vista dei contenuti e delle priorità. Lo stato può, ad esempio, favorire la collaborazione tra le imprese e università ed enti di ricerca, oltre a supportare le iniziative rivolte all’internazionalizzazione del business green.
Quanto può diventare anticiclico un settore come quello delle rinnovabili, in un periodo di crisi profonda come quello che stiamo vivendo?
In un contesto complesso e critico come quello attuale è difficile poter dare una risposta certa. Indubbio è che il settore delle energie da fonte rinnovabile, anche per via del sistema incentivante promosso ed attuato presso molti paesi europei, vive un momento di importante sviluppo rafforzato peraltro dal notevole interesse degli utilizzatori finali nell’investire in questo affascinante settore. La nostra Associazione industriale ha più volte ribadito, però, come debba essere mantenuto il principio dello sviluppo delle FER secondo principi di sostenibilità economica per evitare forti anomalie, come avvenuto nel settore del fotovoltaico, e privilegiare tecnologie che portino alla sviluppo delle migliori imprese sul territorio nazionale in quanto la concorrenza di paesi esteri è molto agguerrita.
Un consiglio a un piccolo imprenditore che vorrebbe operare nel ramo “verde”
In questi periodi di difficoltà, suggerisco agli imprenditori e ai manager di essere coraggiosi, di ragionare in termini di “sistema” e di guardare oltre i confini tradizionali, ai mercati che offrono maggiori potenzialità.
Capacità di far rete e innovazione continua di prodotti, servizi e processi rappresentano elementi fondamentali soprattutto in settori ad alto contenuto tecnologico e in forte espansione.
Tutti obiettivi che il Network con le sue attività persegue da tempo, con successo e convinzione.