di Davide PASSONI
Se c’è una realtà che, come poche altre, ha il polso della situazione del green in Italia, questa è Unioncamere. Non solo perché ha contribuito in maniera fondamentale alla realizzazione del rapporto GreenItaly 2012, ma perché quotidianamente si confronta con la realtà di quelle imprese che, nel nostro Paese, hanno scommesso sull’economia verde e hanno vinto. Ecco perché Infoiva ha sentito il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
Secondo il rapporto Greenitaly 2012, curato da Unioncamere e da Symbola, per l’Italia l’economia verde sta rappresentando una chiave straordinaria per sostenere la piena affermazione di un nuovo modello di sviluppo nel sistema imprenditoriale. Quali i fattori alla base di questa tendenza?
Nelle analisi che abbiamo realizzato in questi anni, è emerso che quote rilevanti di imprese sia manifatturiere sia dei servizi hanno intrapreso percorsi di sostenibilità. Questo nuovo modello di sviluppo si fonda sui valori tradizionali dei territori e dei sistemi produttivi italiani della piccola impresa, fatti di qualità, innovazione, eco-efficienza, rispetto dell’ambiente. Una ricetta che oggi dimostra di saper sposare i valori etici alla competitività e che ha il grande merito di favorire la coesione tra i territori. Una coesione che coinvolge migliaia di piccole e medie imprese, sempre più spesso operanti in rete tra loro, nel dare vita a questo che è ormai un vero e proprio “laboratorio verde” dell’Italia di domani.
Come sono messe le imprese italiane in quanto a orientamento al green?
Il modello green risulta, nel tempo, sempre più diffuso nei diversi settori e nei diversi territori del Paese. Le analisi evidenziano un processo di “ecoconvergenza” nel nostro sistema, ovvero una tendenza virtuosa ad incrementare i livelli di eco-efficienza laddove gli impatti ambientali delle attività economiche appaiono più accentuati. Tranne poche eccezioni, sono infatti molti i settori manifatturieri che registrano riduzioni sul versante degli input energetici adottati, delle emissioni atmosferiche generate e dei rifiuti prodotti, sempre più riciclati: in sintesi, una eco-tendenza positiva.
Secondo i dati Unioncamere, quante sono le imprese italiane che operano nel campo delle energie rinnovabili e delle tecnologie green?
Il Rapporto GreenItaly di quest’anno quantifica in quasi 360mila le imprese (il 23,6% del totale) che hanno realizzato negli ultimi tre anni o realizzeranno quest’anno, investimenti in prodotti e tecnologie che assicurano un maggior risparmio energetico o un minor impatto ambientale. Una su quattro: non poche quindi. Inoltre, se consideriamo le 103mila vere nuove imprese nate nel 2012, scopriamo che il 14% di esse ha già realizzato nella prima parte dell’anno o realizzerà entro il 2013 investimenti green. Questi nostri dati, uniti a quanto ha certificato l’Ocse nel recente rapporto sull’innovazione in cui l’organizzazione afferma che nell’ultimo decennio le attività di ricerca nel campo delle tecnologie legate all’ambiente hanno sviluppato nel nostro paese una vera e propria specializzazione, dicono molto sulla situazione italiana e sulla crescente sensibilità messa in campo dal suo sistema produttivo.
Che cosa serve a un’impresa affinché il green non resti solo una moda ma diventi un asset strutturale?
Ricerca, innovazione costante, capacità di investimento, collaborazione con altre imprese nelle filiere e nelle reti.
Quanto può diventare anticiclico un settore come quello delle rinnovabili, in un periodo di crisi profonda come quello che stiamo vivendo?
Il nostro Paese si è posto degli obiettivi molto seri in materia di energia e, in particolare, di ricomposizione delle fonti di approvvigionamento. La nuova Strategia energetica nazionale dell’ottobre 2012 prevede un superamento dell’obiettivo del 17% fissato per il 2020 arrivando a una quota di copertura dei consumi finali di energia attraverso le rinnovabili pari al 20% del totale. Ciò dovrebbe portare quindi ad un ulteriore incremento del settore. Questa prospettiva se comporterà incrementi dell’occupazione e contribuirà al contenimento dei costi energetici per cittadini e imprese, potrebbe in effetti produrre un andamento anticiclico sicuramente salutare per la nostra economia.
Un consiglio a un piccolo imprenditore che vorrebbe operare nel ramo “verde”…
Guardare all’esperienza degli altri, mettersi in rete, alimentare la collaborazione con altre imprese. Nello sviluppo di comportamenti virtuosi in campo green, sia sul versante degli investimenti che dell’occupazione, abbiamo constatato che una leva sempre più utilizzata dalle imprese è quella dello sviluppo di una progettualità comune, secondo una logica di network e di integrazione di filiera. Lo dimostra il diffuso utilizzo del contratto di rete: a metà settembre di quest’anno un contratto di rete su cinque (87 dei 458 esistenti) può essere considerato “green”.