Le piccole imprese italiane hanno sofferto maledettamente la crisi, specialmente nel 2012. Ce ne sono alcune, però, che hanno avuto la lungimiranza e le capacità imprenditoriali per attecchire in un settore che si sta invece dimostrando fortemente anticiclico: quello del green.
Sono diverse le realtà che operano in questo campo: si va dalle aziende che producono manufatti a basso impatto ambientale o soluzioni tecnologiche al servizio dell’ambiente, a quelle che realizzano i loro prodotti con materiali di recupero. Il fattore che le accomuna tutte, però, è l’andamento positivo del settore, come testimonia il rapporto GreenItaly 2012, presentato nel novembre scorso e realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere.
Come messo in luce dal rapporto, tante sono le declinazioni della green economy italiana: dalla chimica alla farmaceutica, dal legno-arredo all’hi-tech, dalla concia alla nautica, dall’agroalimentare all’industria cartaria, tessile, edilizia, fino ai i servizi. Oltre che ai settori delle rinnovabili, dell’efficienza energetica, del ciclo dei rifiuti e della protezione della natura.
La peculiarità della green economy italiana sta nella riconversione in chiave ecosostenibile anche dei comparti tradizionali dell’industria di punta. Il Paese ha sviluppato in maniera diffusa nelle sue imprese e nei territori una reinterpretazione della green economy del tutto particolare, che mette a fattor comune le vocazioni delle comunità con la tecnologia e la banda larga, la filiera agroalimentare di qualità legata al territorio con il made in Italy e la cultura. Nell’ultimo decennio le attività di ricerca nel campo delle tecnologie legate all’ambiente hanno sviluppato per l’Italia una specializzazione che ha avuto riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione: circa il 30% delle assunzioni non stagionali programmate complessivamente dalle imprese del settore privato per il 2012 è stato per figure professionali legate alla sostenibilità.
L’Italia green, secondo il rapporto GreenItaly 2012, vive una rivoluzione verde che interessa il 23,6% delle imprese industriali e terziarie con almeno un dipendente, che tra il 2009 e il 2012 hanno investito in tecnologie e prodotti green. E che attraversa il Paese da Nord a Sud, tanto che le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate da quattro regioni del Nord e sei del Centro-Sud.
Le imprese della green Italy, inoltre, sono quelle che hanno la maggiore propensione all’innovazione: il 37,9% delle imprese che investono in eco-sostenibilità hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese che non investono green. Allo stesso modo, tra le imprese green è più forte la propensione all’export: il 37,4% di esse vanta presenze sui mercati esteri, contro il 22,2% delle imprese che non investono nell’ambiente.
Un quadro più che incoraggiante, che testimonia come il campo della green economy sia ormai arrivato oltre le mode e sia una vera terra promessa del business.