Le pmi si affidano spesso a banche locali

Per aggirare la difficoltà di accesso al credito, ma forse anche per evitare la frustrazione che si prova quando si ricevono solo risposte negative, le pmi, quando si tratta di chiedere un prestito, si rivolgono sempre più spesso alla propria banca.

Questo risultato, che non stupisce più di tanto, è emerso dall’indagine “Banche e PMI: un rapporto in evoluzione”, presentata nel corso del convegno “Finanziare la ripresa, Banche & Imprese tra spread e territorio“, organizzato da BancaFinanza.
Se, in media, le piccole e medie imprese hanno rapporti con due diverse banche, è anche vero che, nella maggioranza dei casi, sono restie a cambiare, e la crisi dell’ultimo periodo ha contribuito a rafforzare questo trend: negli ultimi tre anni, infatti, ben il 91% delle pmi non ha cambiato banca.

La fiducia riposta al direttore della banca è sempre molto alta, 67%, anche se il 20% degli intervistati dichiara rapporti meno frequenti, contro un 13% che lo incontra personalmente più spesso.
Si segnala infine un aumento della competenza del personale allo sportello (13%) e della trasparenza delle banche (9%).

Nello stesso tempo, a causa della stretta sul credito, è presente una notevole sfiducia nelle misure che il governo ha adottato per cercare di migliorare il rapporto banca-impresa. A questo proposito, quasi la metà delle pmi (47%) ritiene che il rapporto con le banche sia peggiorato, mentre solo per il 7% è migliorato.

L’accesso al credito è ancora l’ostacolo più duro, visto che questa problematica era stata denunciata l’anno scorso dal 10% delle pmi, ma già nell’attuale 2012 la percentuale è salita al 20%.

Non si registrano invece variazioni in materia di tassi di interesse, che si confermano al livello del 2011. Altissima (91%) la percentuale di imprese che lamentano richieste più stringenti di garanzie per concedere il credito: a pesare di più sono i dati di bilancio dell’azienda.
Ciò che spicca è una nettissima preferenza per le banche a maggior vocazione locale.

Il 63% del campione ritiene che questi istituti tengano in maggior conto gli aspetti qualitativi dell’impresa, come la reputazione dell’imprenditore e dell’azienda, il 62% aggiunge che valutano anche aspetti non strettamente economici, il 58% sottolinea che analizzano la coerenza dell’attività con la realtà territoriale.
Ma, se la fiducia nella propria banca rimane alta (86%), non si può dire lo stesso per il sistema di credito in generale: qui la percentuale scende al 53%, anche se, rispetto al 47% del 2011, è aumentata di qualche punto.

Scarse le chance che le pmi danno alle misure previste dal governo: per il 41% non produrranno alcun effetto nel rapporto banche imprese, per il 37% addirittura prevede conseguenze negative, mentre è limitata al 22% la percentuale di coloro che considerano le misure efficaci.

Vera MORETTI