Che il franchising sia un settore vitale e particolarmente adatto ai giovani imprenditori, lo abbiamo già sottolineato. Bisogna però distinguere tra i vari comparti del franchising, perché non tutti viaggiano alla stessa velocità né danno le medesime prospettive di successo e guadagno. In questo senso, due comparti di cui vale la pena analizzare numeri e andamenti sono quelli dell’abbigliamento e della ristorazione: sia perché sono tra i più solidi, sia perché sono tra i più diffusi. Per dare un’occhiata approfondita ci avvaliamo del Rapporto Assofranchising Italia 2011 – Strutture, Tendenze e Scenari.
Partiamo dal settore dell’abbigliamento, che ha chiuso il 2011 con valori sostanzialmente stabili sui principali indicatori di riferimento. Le categorie analizzate dal rapporto sono l’abbigliamento bambino, uomo, donna, sportivo, intimo, calzature, pelletteria.
In termini assoluti il settore si è confermato in lieve flessione per il numero dei franchisor (184 nel 2011 contro i 187 del 2010) ma ha saputo reggere bene per quanto riguarda il fatturato, che si è attestato a 4 miliardi 208 milioni e 380.500 euro (+0,4%), il numero di punti vendita in franchising, cresciuti del 0,3% e arrivati a 9.570 unità, e il numero degli addetti occupati,salito a 29.669 con un +1,3%.
Tra le diverse categorie analizzate spiccano per crescita soprattutto le calzature, pelletteria, accessori e intimo, mentre sono risultati in leggero calo gli indici dell’abbigliamento uomo-donna e dell’abbigliamento bambino. Risulta infatti in calo del 4% quello dell’abbigliamento bambino e del 3% quello dell’abbigliamento uomo-donna. In controtendenza invece le calzature e la pelletteria (+8,8%). Resta positivo anche l’andamento del fatturato dell’intimo (+1,8%).
La stabilità nelle cifre di riferimento per l’intero settore è ancora più evidente confrontando le pari insegne 2011-2010. In questo caso c’è stato un calo marginale dei punti vendita in franchising pari allo 0,9% ma le reti già consolidate sul mercato sono riuscite comunque a generare fatturato fino a un +1,0%. Praticamente nulla la differenza per quanto riguarda il numero degli addetti occupati (-0,1%).
Dati incoraggianti anche dal comparto ristorazione. In termini assoluti cresce del 6,8% il numero dei franchisor operativi sul territorio italiano con almeno 3 punti vendita tra diretti e in franchising. Si tratta di 110 insegne comprese nelle voci di categoria, che spaziano dalla ristorazione veloce a quella a tema, e includono chioschi, yogurterie e gelaterie, pizzerie, prodotti da forno, pub e caffetterie. Il numero dei punti vendita in franchising di queste reti ha raggiunto nel 2011 le 2.708 unità, in crescita del 4,6% rispetto all’anno precedente.
Crescono anche gli addetti occupati nella ristorazione in franchising, che si attestano a 23.669 persone a chiusura 2011 (+5,1%) e che incidono per il 12,6% sull’intera occupazione che deriva dai punti vendita in franchising. Dato molto confortante rimane poi quello del fatturato. La ristorazione in franchising nel 2011 ha chiuso in termini assoluti con 1 miliardo 676 milioni 752.500 euro di giro d’affari, in crescita del 12% rispetto a dicembre 2010.
Analizzando su pari insegne gli stessi indicatori principali restano in positivo tutti i valori, anche se in maniera più contenuta. I punti vendita in franchising crescono dello 0,8% e gli addetti del 3,5%, mentre il fatturato registra un +10,4% su una base di 90 insegne equiparabili. Il confronto tra le due impostazioni di confronto dei dati permette di evidenziare una forte vitalità del settore ed una consistente mortalità/natalità dei franchisor. Mentre si confermano i player più importanti e strutturati, le reti più piccole trovano difficoltà a restare sul mercato, ma allo stesso tempo si affacciano con fiducia alla formula del franchising. Per non dimenticare che questo è il settore che cresce davvero.