Se questo è un periodo difficile per molti settori, certo non lo è per la Green Economy.
I risultati sono positivi per quanto riguarda produttività e opportunità lavorative, ma anche i dati relativi all’export sono in aumento, tanto da confermare le stime Ocse, che prevede 20 milioni di posti di lavoro entro il 2030, considerando il solo ambito dell’energia low carbon.
Se prendiamo in considerazione l’Italia, il 23,6% delle aziende ha attivato iniziative green con questo obiettivo.
Il secondo osservatorio congiunturale sulle pmi green curato da Fondazione Impresa ha individuato una criticità in circa 400 piccole imprese con meno di 20 addetti ma a metà 2012 le piccole imprese green sono risultate meno in difficoltà delle altre.
In questo caso, si tratta di piccole e medie imprese che operano nei settori delle energie rinnovabili, protezione dell’ambiente, certificazione di prodotti e processi, consulenza ambientale e riciclaggio dei rifiuti.
Gli indicatori chiave che sono serviti per verificare il vero stato di salute delle aziende sono stati: produzione, fatturato, ordini, esportazioni, prezzi dei fornitori, occupazione e investimenti.
Le imprese green hanno registrato una diminuzione della produzione dello 0,1%, senza alcuna variazione di fatturato. Sono calati di poco gli ordini (-0,4%) a fronte di un leggero aumento dell’export (0,6%), anche se è stata registrata una flessione dell’occupazione (0,8%).
Gli addetti ai lavori, considerando il futuro più prossimo, usano prudenza e ipotizzano andamenti contrastanti fra produzione (-0,1%) e fatturato (+0,1%). La ripresa degli ordinativi viene valutata in un +0,5% con un dato in crescita anche per esportazioni (+0,8%), occupazione (+0,3%) e incidenza degli investitori (16%).
E proprio in termini di investimenti, ad aver dimostrato una buona propensione sono proprio gli operatori “verdi”, visto che, ad investire somme superiori a 50mila euro, sono state il 26,5% delle imprese green, contro il 9,5% delle comuni aziende.
Ma il futuro può essere davvero roseo, se si pensa che il settore della green economy si appresta a lanciare nuovi profili lavorativi, come il sommelier della frutta, maestri falconieri a protezione della semina, esperti di erbe per trovare nuovi aromi a servizio dell’industria profumiera, e tanti altri che ne verranno.
E accanto alla gren economy, potrebbe presto apparire la Blue Economy, che permette di riprogettare i sistemi economici, le realtà imprenditoriali creando catene in cascata fra loro, in modo che l’emissione di inquinamento sia pari a zero: ogni nodo della catena riceve gli scarti dal precedente e vi costruisce sopra il proprio business, replicando la capacità in natura di creare senza produrre scarti.
Vera MORETTI