Il Centro studi regionale della Cna ha fotografato in maniera fin troppo chiara l’andamento delle imprese abruzzesi nei primi sei mesi del 2012. Quello che si è chiuso a fine giugno, secondo i dati diffusi da Unioncamere ed elaborati da Aldo Ronci, rappresenta il secondo peggior risultato degli ultimi dieci anni per il complesso delle imprese, addirittura il peggiore in assoluto per l’artigianato, sceso davvero ai minimi storici. Per le imprese “in generale”, si tratta di un risultato negativo (-343 unità), dopo le buone performance del 2010 e del 2011, frutto del crollo senza precedenti del primo trimestre (-1236), compensato solo in parte dalla crescita registrata tra aprile e giugno (+873); per quel che riguarda l’artigianato, invece, con un decremento di ben 559 imprese, il primo semestre del 2012 fa registrare il peggior risultato degli ultimi dieci anni, superando perfino il dato negativo del 2009 (-406). In percentuale, il decremento percentuale delle nuove imprese artigiane è stato dell’1,54%, ovvero un valore doppio di quello medio italiano (-0,78%).
Sul piano territoriale, l’andamento è eterogeneo: le province dell’Aquila e di Chieti, infatti, hanno realizzato i peggiori risultati con 221 e 172 unità in meno, seguite da Teramo con un decremento di 10, mentre Pescara con 60 unità in più è l’unica a registrare addirittura un incremento. Nell’artigianato, male tutte le province: più vistoso il decremento a Teramo e L’Aquila decrescono più vistosamente rispettivamente di 189 e 175 unità, Pescara e Chieti più lievemente di 107 e 78.
Tra i settori, mentre continua a registrare perdite notevoli l’agricoltura (-498 unità), consistenti sono pure i decrementi nei settori delle costruzioni (-153), dell’industria (-110) e del commercio (-106). Picchi negativi, sul piano territoriale, soprattutto nelle costruzioni a Teramo (-126), all’Aquila (-83) e Pescara (-56), diminuzioni consistenti nell’industria a Chieti (-45), all’Aquila (-45), a Teramo (-35) e a Pescara (-20). In generale, la distribuzione delle nuove imprese per attività economiche penalizza il Chietino nell’agricoltura (-296); il commercio (-96) all’Aquila; nelle costruzioni (-75) a Teramo. Bene solo le attività ricettive: con Pescara a +63; L’Aquila a +52, Teramo a +28; Chieti a +20. Infine, Il settore dei servizi segna un aumento di 94 unità a Teramo, di 65 a Chieti e di 48 a Pescara. «I dati negativi emersi dall’analisi della dinamica delle imprese – illustra Ronci – confermano che l’economia regionale si trova in piena recessione e va peggio di quella italiana. Fatto ancor più grave perché il confronto negativo è anche con il Mezzogiorno: dal 2000 al 2011 l’Abruzzo ha cumulato uno spread negativo in termine di Pil di 5,2 punti percentuali rispetto al valore nazionale e di 1,9 punti percentuali nei confronti di quello del Mezzogiorno».
Quattro mosse per aiutare il sistema delle imprese a uscire dalla crisi: meno tasse, più credito, meno spesa improduttiva, pressione ridotta anche dagli enti locali. Sono le proposte avanzate dal direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo, che commentando i risultati negativi relativi all’andamento delle imprese nel primo semestre del 2012, sostiene che «occorrono azioni decise ed immediate per rilanciare il nostro sistema produttivo, pena una definitiva emarginazione». A detta della Cna abruzzese, l’obiettivo è mettere insieme almeno 200 milioni di euro destinati allo sviluppo ed al rilancio dei consumi interni, mercato di riferimento dell’artigianato e di vasti settori della piccola impresa.