Da Padova fino a Rovigo passando per l’area del veneziano, la campagna veneta chiede lo stato di calamità naturale. Non piove e le riserve di un inverno senza piogge sono pressochè inesistenti. “E’ peggio del 2003 – dicono gli agricoltori di Coldiretti – che stima da più parti perdite intorno al 60% del raccolto nei terreni irrigati, del 100% in quelli non raggiunti dall’acqua. I danni alle colture estensive sono irreversibili soprattutto per le coltivazioni di mais, soia e barbabietola ma anche l’ortofrutta comincia a dare i primi segnali di sofferenza”.
L’elenco dei comuni che reclamano l’intervento straordinario è destinato ad allungarsi: a Padova è tutto il comprensorio dell’alta padovana, idem per Conselve, Piove di Sacco, Saccolongo. Nel rodigino gli imprenditori agricoli contano di rimetterci 250-300 milioni. Preoccupazione alta per oltre 5 mila aziende situate lungo la fascia che va dal Portogruarese fino alla riviera del Brenta: 27 mila ettari di seminativi lontano dalle fonti irrigue .
“Gli agricoltori non chiedono rimborsi – spiega Coldiretti Veneto – ma agevolazioni fiscali e condizioni preferenziali di accesso al credito per far fronte alle anticipazioni colturali della prossima annata e pagare i costi di quella in atto. La Regione Veneto – ribadisce Coldiretti – deve definire azioni inserite nel Programma di Sviluppo Rurale che introduca la possibilità di irrigazioni di soccorso anche per trasformare gli impianti esistenti oltre che introdurne di nuovi”.