Sabato 7 luglio sono cominciati i tanto attesi saldi estivi 2012, con data unificata pressoché in tutte le Regioni d’Italia. Un evento interessante del quale Infoiva si occuperà nel corso della settimana perché, se da un lato i saldi rappresentano una boccata d’ossigeno per i consumatori, oppressi da IMU, dichiarazione dei redditi di fine anno e pressione fiscale alle stelle, dall’altro piccoli e medi imprenditori ed esercenti del settore abbigliamento possono sperare in qualche vendita in più rispetto a un anno che è stato a dir poco imbarazzante per fatturato e giro di affari.
Per chi è riuscito a rimanere aperto, Confcommercio ha stimato che la stagione dei saldi estivi porterà ai commercianti un indotto pari a 250 euro per nucleo familiare, ovvero un esborso complessivo di 3,7 miliardi di euro (il 12% del fatturato annuo del comparto).
Diversa la previsione di Codacons: la spesa pro capite non sarà superiore agli 80 euro e le vendite in saldo saranno un vero e proprio flop, meno 20% rispetto allo scorso anno, con punte del 30% in alcune città.
Per provare a fare un po’ di chiarezza, ci siamo rivolti a Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia e di FederModaMilano, nonché Vice Presidente di Confcommercio Milano, che ci ha dato il suo parere su come andrà nella capitale della moda e del fashion business per eccellenza: Milano.
1. Quali sono le vostre aspettative sull’andamento dei saldi per l’estate 2012, a Milano e in tutta la Penisola?
Le stime delle vendite in saldo sono inferiori rispetto all’anno precedente, sia a Milano, sia in Italia. Si stima un calo di circa il 9%. A Milano, dove si può contare su un potere di acquisto superiore rispetto alla media e su un turismo che raggiunge apposta nei periodi di saldo la capitale della moda, il valore complessivo dei saldi estivi sarà di 450 milioni di euro, con uno scontrino medio a persona di 154 euro. A livello nazionale, il valore dei saldi estivi è di 3,8 miliardi di euro, con uno scontrino medio di 103 euro a persona.
2. I dati diffusi da ConfCommercio quest’oggi parlano di una spesa media prevista da ogni famiglia italiana di 250 euro: questo dato è da considerarsi in linea con il trend degli scorsi anni oppure è da intendersi come un segnale ugualmente negativo per gli esercenti?
La spesa media per famiglia a livello nazionale è di 248 euro, rispetto ai 274 euro a famiglia dei saldi estivi del 2011. Come si vede, la proporzione è la stessa: – 9%. Si tratta evidentemente di un segnale negativo per gli esercenti ovviamente preoccupati anche dalla ormai endemica crisi dei consumi, dalle liberalizzazioni sulle aperture domenicali che portano ad aumentare i costi di gestione, dalla incrementata pressione fiscale.
3. Quanto influiranno sull’incasso effettivo di fine stagione dei piccoli medi commercianti i saldi anticipati? Cioè l’impressione di vendere di più, ma a minor prezzo, determinerà comunque una riduzione notevole dell’incasso finale?
Se si riferisce alla Legge regionale della Lombardia che ha sospeso – raccogliendo le nostre sollecitazioni – il divieto di effettuare vendite promozionali nei trenta giorni prima dei saldi, allora occorre fare subito una premessa: una cosa sono i saldi di fine stagione ed un’altra sono le vendite promozionali. Si tratta di due formule di vendita diverse. Mi spiego meglio: le promozioni servono per promuovere uno o più prodotti anche sotto forme diverse (es. uno sconto generalmente contenuto del 10/20% su uno, due o più prodotti di una stessa gamma merceologica; un’iniziativa compri 3 paghi 2; un buono di 10 euro su una spesa minima di 80 euro) oppure il negozio stesso. I saldi invece sono le vendite di fine stagione che hanno una sola formula: lo sconto. Non credo si possa fare un calcolo sull’incidenza delle diverse iniziative di marketing avviate in tempi e modi diversi e neanche da tutti gli operatori sugli incassi dei saldi. Tuttavia, credo che il fatto che in Lombardia sia stato possibile effettuare “legalmente” le promozioni nel mese precedente l’inizio degli sconti ufficiali sia un fatto positivo. E’ stata un’opportunità in più offerta ai dettaglianti per affrontare questa difficilissima situazione di mercato e non certo un obbligo. Il provvedimento ha permesso a tutti, soprattutto ai negozi tradizionali multimarca, di operare con le stesse regole, evitando sanzioni.
4. Il fenomeno dei saldi anticipati, per il quale già da un mese alcuni piccoli negozi ed altri indirizzi della grande distribuzione hanno applicato sconti più o meno elevati sulla merce in vendita, danneggerà in termini di indotto i saldi veri e propri? In soldoni; i saldi servono ancora alla pmi dell’abbigliamento?
Secondo un’indagine commissionata da Federazione Moda Italia ad AstraRicerche, su un universo di 41,1 milioni di italiani tra i 18 ed i 69 anni, a giugno il 61% degli italiani e milanesi ha dichiarato che acquisterà in saldo. Quindi, pur non prevedendo una stagione particolarmente entusiasmante, causa la perdurante crisi dei consumi, soprattutto sui beni che noi vendiamo e che rappresentano acquisti di certo differibili, ritengo che i saldi rappresentino per i consumatori un’opportunità unica. Inoltre stiamo parlando di uno straordinario rito collettivo, un evento di costume capace di attrarre anche moltissimi turisti a livello internazionale. Mai come in questo periodo, si potrà trovare nei saldi qualità, profondità di assortimento, taglie e colori a prezzi decisamente interessanti. Per gli operatori commerciali, i saldi sono da sempre ed ora più che mai una boccata di ossigeno perché permettono di avere liquidità necessaria per far fronte alle nuove forniture per la stagione autunno/inverno. Inoltre è un’occasione essenziale per vendere prodotti di moda di fine stagione, soggetti – se non venduti – a notevole deprezzamento.
5. Sempre sul fenomeno dei saldi anticipati: hanno favorito maggiormente la grande distribuzione (grandi magazzini, catene franchising) danneggiando il piccolo negozio e il piccolo commerciante?
Premesso sempre che non sia corretto parlare di saldi anticipati, ma di possibilità – e quindi non obbligo – di effettuare promozioni nei 30 giorni prima dei saldi, non comprendo come si possa pensare che questo provvedimento abbia privilegiato chi – come i grandi magazzini, catene, grandi griffe, outlet, ecc… che già anticipavano le offerte – poteva avvalersi di strumenti di marketing come cartoline, sms, e-mail per offrire alla propria clientela prima dell’inizio dei saldi prodotti a prezzo ribassato. Questo provvedimento ha avuto il merito di offrire a tutti, anche al dettaglio indipendente, l’opportunità di agire con le stesse regole, alla luce del sole e senza dover incorrere in sanzioni amministrative. Nei primi giorni hanno aderito in pochi all’iniziativa, ma con il passare dei giorni questa possibilità è stata colta da un numero crescente di operatori ed il bilancio è sicuramente positivo.
6. Veniamo alle cifre. A Milano è cambiato il numero dei negozi che aderiranno ai saldi rispetto all’estate 2011? Ovvero, si è assistito a un aumento degli esercizi commerciali costretti a chiudere negli ultimi 12 mesi?
Non è che sia cambiato il numero dei negozi che aderiranno ai saldi. Quello resterà come sempre elevatissimo. Purtroppo possiamo dire che dal primo trimestre di quest’anno hanno chiuso 79 negozi di moda, abbigliamento, tessile per la casa, pelletterie ed accessori, articoli sportivi, a fronte di sole 34 aperture con un saldo di 45 negozi in meno in soli tre mesi, pari al 50% del saldo sempre negativo dell’intero 2011 (il saldo 2011 della nati-mortalità dei negozi del settore moda era di – 91 aziende).
7. Con la diffusione di numerose catene di abbigliamento low cost, gli sconti anticipati, i siti di vendita online a prezzi scontati, i saldi veri e propri possono ancora essere considerati una strategia d’impresa per la pmi?
I canali distributivi del settore moda sono numerosi e variegati. Con questo, la distribuzione commerciale in Italia ha una tradizione di qualità e di servizio, oltre che di prezzo. Sono convinto che la varietà di negozi presenti nei nostri comuni possa soddisfare tutte le esigenze dei consumatori, da chi cerca il made in Italy, a chi la griffe, a chi il rapporto qualità prezzo, fino anche a chi cerca solo il prezzo. I saldi sono per definizione una modalità di vendita che rientra nella strategia d’impresa degli operatori commerciali, proprio perché si tratta di vendite di fine stagione. Si fanno al termine della stagione, per avere la liquidità necessaria per rinnovare il magazzino e far fronte alle forniture per la nuova stagione. E poi, si perderebbe per i consumatori quel piacere, quella soddisfazione di poter fare un buon affare.
Alessia CASIRAGHI e Paola PERFETTI