Nell’indagine condotta da Fismo-Confesercenti su un panel di negozianti del settore abbigliamento dopo la prima settimana di saldi emerge che la crisi economica e il conseguente calo dei consumi si sono tramutati in un vantaggio per i consumatori, che possono approfittare dell’aumento degli sconti praticati dai commercianti. Confrontando i dati dell’estate 2012 con quelli del 2007, l’ultimo anno prima della crisi, si nota infatti un vistoso aumento dello sconto medio praticato all’inizio della stagione: se nel 2007 questo si aggirava intorno al 20%-30%, nell’estate del 2012 il risparmio medio offerto inizialmente agli acquirenti si è assestato tra il 30% e il 40%, con punte anche del 50%. Cresce pure l’incidenza dei saldi sul fatturato stagionale, che passa dal 30% del 2007 al 40% di quest’anno. In aumento anche le offerte speciali, destinate a pochi capi selezionati: nel 2007 la punta massima era del 60%, mentre quest’estate è possibile trovare veri affari, con super-sconti del 70%. Cala, di conseguenza, anche il valore dello scontrino medio: dal 2007 ad oggi si è ridotto di poco più del 16%, passando da 220 a 184 euro.
D’altro canto, gli italiani quando si tratta di abiti non sono più gli “spendaccioni” di una volta. E se nel 1986 le famiglie dedicavano all’abbigliamento, in media, il 10,1% della spesa mensile, adesso la percentuale destinata a vestiti e calzature è molto ridotta. Una dinamica molto marcata negli ultimi 5 anni: si è passati dal 6,3% del 2007 al 5,4% del 2011. La possibilità di fare buoni affari ha attirato anche gli uomini, che si sono affacciati nei negozi più degli altri anni, nonostante siano comunque le donne ad acquistare di più, spesso anche per lui. Da evidenziare pure l’incremento dei giorni di promozione speciale al di fuori dei periodi di saldi: se nel 2007 il dato medio era di 5 giorni l’anno, adesso è superiore ai 16. Un fenomeno che ha senz’altro contribuito alla diluzione delle tradizionali file registrate nel giorno d’avvio dei saldi.