Da Confesercenti arrivano dei dati che sono dei veri e propri indicatori della profondità della crisi. Se è vero che il 23% delle nuove partite IVA avviate nel maggio 2012 – pari a circa 11.000 unità – riguarda il settore commercio ed è un dato in linea con quello medio è ancora più rilevante constatare che nel frattempo nel settore commercio nei primi tre mesi del 2012 ben 40.399 imprese abbiano cessato la loro attività. Dunque la sostanziale stabilità del numero di aperture di partita IVA anche nel commercio – dove la presenza di giovani operatori stranieri è nettamente aumentata negli ultimi anni – è una manifestazione del tentativo di reagire alla crisi dei consumi e alla difficile situazione creatasi sul mercato del lavoro.
Non va inoltre dimenticato che nel settore commerciale lavora circa il 15% del totale degli occupati dipendenti e indipendenti di tutti i settori dell’economia e con riferimento ai soli lavoratori indipendenti il peso del commercio è più alto: circa un lavoratore indipendente su quattro (24%) si trova nel settore commerciale. Stiamo dunque parlando di un settore cruciale per l’economia italiana che sta pagando un prezzo sempre più alto alla crisi del mercato interno.Ecco perché non c’è altra via che quella di alzare il tiro sulla spending review, senza esitazioni, per alzare ancor di più il tiro su politiche economiche orientate alla crescita. Servono risorse significative per dare priorità ad interventi che riducano la pressione fiscale, primo insostituibile passo verso la ripresa, nuovi investimenti, nuovo lavoro.