La cultura, si sa, è un patrimonio assai prezioso ma è anche un valore aggiunto e, se vogliamo, un buon deterrente per combattere la crisi. Il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia, pari a circa 76 miliardi di euro, lo si deve proprio alla cultura, che impiega 1,4 milioni di persone, ovvero il 5,6% del totale degli occupati del Paese. Allargando lo sguardo dalle imprese che producono cultura in senso stretto, ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico-artistico e architettonico, performing arts e arti visive, a tutta la ‘filiera della cultura’, ossia ai settori attivati dalla cultura, il valore aggiunto prodotto dalla cultura schizza dal 5,4 al 15% del totale dell’economia nazionale e impiega ben 4 milioni e mezzo di persone, equivalenti al 18,1% degli occupati a livello nazionale.
Sacrificata spesso sull’altare della riduzione del debito pubblico, la cultura dimostra non solo di poter ‘sfamare’ il paese, ma di ‘far mangiare’ già oggi quasi un quinto degli occupati italiani. E va ad Arezzo la palma di provincia in cui la cultura produce più ricchezza ma dati positivi si riscontrano anche a Pesaro e Urbino, Milano, Roma, Verona e Pisa.
E’ quanto emerge da “L’Italia che verrà: Rapporto 2012 sull’Industria culturale in Italia” elaborato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Marche presentato oggi a Treia, durante la prima giornata del Seminario estivo della fondazione. “Eccola la risposta a chi sostiene che la cultura non produce Pil, ecco la via italiana per combattere la crisi” sottolinea il Rapporto.