In relazione alla decisione presa venerdì scorso dal Governo di approvare lo schema di decreto delegato sulla soppressione di tribunali e procure sub provinciali nonostante la richiesta dell’avvocatura di applicare anche al comparto giustizia il meccanismo della spending review, il Consiglio nazionale forense non ha perso l’occasione per esprimere tutto il suo disappunto.
Un intervento di tale portata, che incide in un servizio essenziale per lo Stato come quello della Giustizia, avrebbe comportato una istruttoria ben più approfondita, verificando i costi standard di ogni sede giudiziaria, il fabbisogno standard e anche l’efficienza delle singole sedi giudiziarie in termini di sopravvenienze/capacità di smaltimento. La stessa legge delega peraltro richiedeva di procedere con criteri di valutazione di efficienza e produttività che non appaiono essere stati applicati nella sua attuazione da parte del Governo.
Il Consiglio nazionale forense rileva come la proposta del ministero della giustizia sia stata fatta sulla base di criteri astratti, che non tengono conto delle singole realtà territoriali, omettendo di calcolare i costi che deriveranno dall’accorpamento delle sedi. Le scelte finali, cadute su 37 tribunali e 38 procure, sembrano più frutto di scelte arbitrarie laddove vi sarebbe stato tutto il tempo di rivedere gli stessi criteri di delega. Il Cnf ha chiesto sin dall’agosto scorso di valutare con attenzione i reali costi e i reali benefici di una modifica pur opportuna della geografia giudiziaria; ha stipulato una convenzione con l’Associazione nazionale dei comuni italiani, ugualmente preoccupata per le modalità adottate dall’esecutivo.
I timori in questi mesi espressi dall’avvocatura circa gli effettivi risparmi sono oggi confermati e ancora non fugati: i risparmi che il Governo attesta derivanti dall’operazione (50 milioni) si confermano decisamente inferiori a quelli annunciati nel corso di questi mesi dallo stesso esecutivo (80 milioni) e ancora sovrastimati rispetto ai calcoli effettuati dallo stesso Cnf. Senza tener conto del fatto che saranno spalmati su un arco temporale molto lungo. La norma che prevede la sopravvenienza delle sedi logistiche dei tribunali sopprimendi per altri cinque anni, contenuta nelle bozze finora diramate, non fa che confermare, se non il risultato grottesco, quanto meno la gran confusione con la quale si è proceduto. Quelle sedi continueranno a produrre costi, così come produrranno costi le operazioni di accorpamento e di trasferimento di personale e attività, che non risulta il Governo abbia calcolato.