Disoccupazione mai così alta in Italia da 8 anni, ad aprile, a questa parte. E la cosa più preoccupante è che si impenna soprattutto quella giovanile. Secondo l’Istat, “il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni e 615mila, cresce dell’1,5% (38mila unità) rispetto a marzo. Su base annua il numero di disoccupati aumenta del 31,1% (621mila unità). Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a marzo e di 2,2 punti su base annua“. E’ il tasso più alto da gennaio 2004.
Fa riflettere il dato giovanile. Spiega l’Istat che “tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 611mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 35,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto a marzo ma in aumento di 7,9 punti su base annua“. Un andamento fisiologico prevedrebbe una disoccupazione giovanile pari a due volte quella totale, mentre qui siamo quasi a 4 volte. Non ci siamo.
“Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,1% rispetto al mese precedente. In confronto a marzo, il tasso di inattività risulta invariato e si mantiene al 36,6%“, conclude l’Istat.
La riprova che questa crisi sta incidendo in maniera sempre più forte sulle due fasce meno solide dei potenziali impiegati, ossia i giovani e le persone che perdono il lavoro in tarda età. Sui giovani in maniera ancora più drammatica, visto che nemmeno le politiche d’impiego e la prossima riforma del lavoro sembrano dare le risposte che questa situazione necessita se non per invertire la rotta, quantomeno per dare un piccolo segnale di cambiamento.