di Davide PASSONI
Forse il governo si è deciso. Oltre a continuare a ficcarci le mani nelle tasche per prendere tasse dove ormai non c’è più nulla da prendere, forse forse ha capito che per provare a raddrizzare i conti di uno Stato che fa sempre più fatica a uscire dalla sua “tassicodipendenza” (come la chiama il buon Oscar Giannino) bisogna vendere asset pubblici e tagliare. Tagliare davvero. Non una sforbiciatina da 4 miliarducoli pari allo zerovirgola della spesa pubblica che fa ridere i polli.
E tagliare dove ci sono le maggiori sacche di improduttività. Nei ministeri, per esempio. Uno degli obiettivi ai quali sta lavorando il governo nell’ambito della manutenzione dei conti parla proprio di 30 miliardi nel triennio 2012-14 da ottenere con tagli ai ministeri. Wow! E una parte di questi interventi potrebbe essere anticipata nel prossimo decreto legge sulla spending review.
Ma come fare a segare il giusto in queste macchine mangiasoldi che, per carità, hanno comunque i loro costi vivi? Del resto, il più della spesa pubblica non è tanto a livello centrale ma periferico, in regioni, province, comuni… Per raggiungere l’obiettivo dei 30 miliardi di tagli, i ministeri sarebbero chiamati a contribuire in modo proporzionale ai rispettivi budget. Ciascuno stabilirà poi come spalmare la sforbiciata tra i vari capitoli di spesa del proprio bilancio.
Una parte dei tagli, quelli relativi al 2012, dovrebbe essere anticipata nel decreto legge della spending review da varare entro fine giugno, mentre gli interventi sul 2013 e il 2014 dovrebbero arrivare insieme alla Legge di stabilità in autunno. Giusto per far rabbrividire, il bilancio di competenza 2012 dei ministeri, secondo una tabella elaborata dal servizio bilancio del Senato, ammonta in totale (funzionamento, interventi e spesa in conto capitale) a quasi 300 miliardi di euro.
Capitolo a parte, il buco nero sanità, che contribuirà alla spending review con un miliardo di euro di risparmi nel 2012. Con ogni probabilità gli interventi per reperire le risorse si concentreranno sull’acquisto di beni e servizi, che valgono annualmente circa 30 miliardi, il 30% del Fondo sanitario nazionale. Uno scandalo vero, visto che, senza scadere nel qualunquismo, si sa come vengono effettuati questi acquisti…
Vediamo se ce la faranno davvero. Finora abbiamo solo sentito chiacchiere e proclami sui tagli, sulla crescita non ne parliamo; il povero Passera si è sentito rispondere sempre e solo dei gran “no” dalla ragioneria generale dello Stato. La fiducia nostra comincia a venir meno. E la vostra?