Il presidente di Confcommercio Giancarlo Sangalli non usa mezzi termini durante la relazione annuale dell’associazione: è necessario “derubricare definitivamente l’ipotesi di ricorrere all’inasprimento dell’Iva come clausola di salvaguardia dei saldi della manovra salva-Italia. Gli aumenti Iva rischiano, tra il 2011 ed il 2014, di tradursi in minori consumi reali per circa 38 miliardi di euro. Insieme al carico da 90 delle maggiori accise e dell’impennata della fiscalità energetica, sarebbe la Caporetto delle famiglie, delle imprese, del lavoro. Bisogna, dunque, procedere ad una spending review senza timidezze“. Insomma: muoversi alla svelta oppure ci schiantiamo.
Una stilettata da parte di Sangalli anche alle banche, le quali “erogano alle imprese con il contagocce. E le gocce sono insufficienti a bagnare il terreno della crescita divenuto arido, troppo arido“. Sarebbe necessario, invece, premere sul “pedale della collaborazione tra banche e imprese secondo quella relazione di prossimità territoriale che è tanta parte della storia italiana del sostegno creditizio all’economia reale“.
Per non parlare dell’Imu, che Sangalli definisce “una vera e propria mazzata per gli immobili legati all’esercizio dell’attività d’impresa“. E chiude con un monito: “Dalla parte delle imprese e del lavoro: è la scelta di campo che chiediamo alla politica tutta, ma, oggi, anzitutto allo strano governo ed alla sua strana maggioranza: il tempo stringe. La risposta è urgente“.