Affittasi ufficio. Ma nessuno lo vuole

Commercianti, imprenditori, professionisti spesso hanno bisogno come il pane di un ufficio o di uno spazio commerciale nel quale svolgere la propria attività. Peccato, però, che con la crisi economica non sempre questo “pane” lo si riesce a guadagnare. Aumenta, infatti, il numero di uffici e spazi commerciali che nessuno riesce ad affittare a causa della crisi. Un fenomeno che, secondo l’Osservatorio Casa.it, interessa un po’ tutta Italia, con differenze da città a città. L’Osservatorio ha infatti svolto un’indagine nelle principali città italiane sul mercato degli affitti di spazi destinati ad uso commerciale, come uffici e negozi. Il motivo della contrazione degli affitti? La disponibilità economica media della domanda continua a decrescere, con punte fino al 20% rispetto ai prezzi dell’offerta registrati a Milano.

Di fatto si è ridotta notevolmente la capacità di spesa di imprenditori e lavoratori rispetto ai costi dell’offerta. La differenza più sostanziale si rileva a Milano. Nelle zone commercialmente più vive del capoluogo lombardo, l’offerta di affitto sta intorno a un canone medio mensile di 2.300 euro, a fronte di una domanda disposta a spenderne 1.850. In percentuale, una differenza del 20%. Non poco.

Discorso non dissimile a Roma, dove i costi d’affitto medi nelle zone del centro si attestano sui 3.050 euro al mese per uffici e locali commerciali; qui la differenza rispetto alla capacità di spesa della domanda è circa del 15%: 2.600 euro è infatti il canone mensile medio che professionisti e commercianti sono disposti a spendere per questa tipologia d’immobili nelle zone considerate.

Sempre restando tra le principali città italiane, a Firenze il disallineamento tra domanda e offerta di affitto di uffici e locali commerciali è più contenuto (9%), ma registra comunque una disparità di canone medio di 1350 e 1.500 euro al mese.

Caso a parte quello di Torino. Nel capoluogo piemontese, infatti, calano come in tutta Italia le offerte di affitto per i locali commerciali, mentre crescono, e di molto, le richieste di acquisto per le stesse tipologie di immobili. Un dato in controtendenza rispetto al mercato italiano che fa di Torino un caso unico.

In sostanza, quindi, sembra che la crisi metta paura anche nel momento in cui un imprenditore deve fare il passo importante dell’affitto di uno spazio tutto per sè. Perché se di acquistare proprio non se ne parla (anche grazie all’introduzione dell’Imu), pare che l’aria che tira sia quella di considerare buttati i soldi per un affitto, se superano una certa soglia di spesa. Banalmente, con la contrazione dei consumi, nessuno garantisce al professionista e al commerciante che quella cifra sarà ripagata a fine mese. Con l’aria che tira, anche questo non è un bellissimo segnale.