Il terremoto piega le vite, piega i paesi dell’Emilia e piega l’economia. Non li spezza, ma li piega eccome. E con loro, l’intera economia nazionale. Lo ha confermato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Ho letto anch’io sui giornali di oggi che nella zona dove è localizzato l’epicentro si produce circa l’1% del Pil del nostro Paese. E’ chiaro che in quest’area probabilmente assisteremo ad un fermo delle attività produttive di alcuni mesi. Credo che indicare tre-quattro mesi non sia lontano dalla realtà“. Ovvero, una catastrofe. I distretti colpiti sono quelli dell’eccellenza italiana: meccanica, biomedicale, ceramica, agroalimentare.
Quest’ultimo è stato travolto, dai caseifici agli stabilimenti di lavorazione della frutta, dalle cantine alle acetaie dell’aceto balsamico ai magazzini di stagionatura di Grana e Parmigiano: Coldiretti ha stilato la mappa del disastro. Cinquecento milioni di danni provocati dal terremoto tra le province di Modena, Ferrara, Piacenza, Mantova e Bologna; senza dimenticare Rovigo e Reggio Emilia.
Oltre ai tristemente noti capannoni, sono crollate anche case rurali, stalle, fienili, sono andati distrutti macchinari e sono morti centinaia di animali. Un distretto dove si produce oltre il 10% del Pil agricolo e da dove partono verso l’Italia e il mondo le più eccelse produzioni agroalimentari nazionali, dal Parmigiano Reggiano all’aceto balsamico di Modena, dal prosciutto di Parma al Lambrusco.
Ferme le attività di cantine e macelli dove si ottiene la materia prima per il prosciutto di Parma e l’aceto balsamico per il quale, secondo Coldiretti, si stimano danni per 15 milioni mentre sono circa 1 milione le forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano cadute a terra dopo le scosse di martedì.
Coldiretti è poi entrata nelle varie realtà industriali. Nell’azienda di Mauro Galavotti sono collassati i magazzini di fieno con impianto fotovoltaico, i centri aziendali sono lesionati e sono in crisi gli animali nella stalla con le mucche che producono latte per il Parmigiano. A Mirandola nella stalla di Davide Pinchelli sono crollati i centri aziendali. Crollati capannoni, fienili e magazzini nell’allevamento di Alessandro Truzzi a Novi di Modena. i mangimi sono sepolti dalle macerie e le bestie rischiano di morire di fame.
E avanti così, con il settore dell’agriturismo sfregiato nel Mantovano: ‘Zibramonda’ di Quistello, ‘Corte Guantara’ di San Giovanni del Dosso, ‘Rocchetta’ di Moglia sono in ginocchio. In quest’ultimo è crollata la stalla vecchia mentre quella nuova ha avuto danni che hanno costretto i titolari a spostare i 15 cavalli che vengono usati per l’ippoterapia.
Ma non basta. Secondo Coldiretti, il terremoto ha provocato anche un rischio idrogeologico nei territori colpiti con danni agli impianti idraulici e frane che pregiudicano il regolare deflusso delle acque. Conseguenza: sospeso il servizio di irrigazione per un’area della provincia modenese di 26mila ettari, che va da Novi di Modena a Carpi, Campogalliano e Soliera. Un territorio dove forte è la specializzazione per la frutticoltura, il Parmigiano Reggiano e numerose risaie. Ossia: la morte dell’agricoltura.
E a tutta questa gente interessa capire di chi è la colpa se cadono i capannoni? Interessa solo superare lo choc, rimboccarsi le maniche e sperare che lo stato non la lasci sola. Scusate se è poco.