Finalmente qualcuno si è deciso a portare lo Stato alla sbarra. Non paghi? E io ti porto in giudizio. Si fa con i debitori più recidivi, perché non farlo con il padre di tutti i debitori, lo Stato appunto? Ci ha pensato l’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, che ieri a Roma, in occasione “D-Day delle costruzioni”, per bocca del suo presidente Buzzetti ha chiesto l’immediato pagamento dei debiti per non dare il via a “decreti ingiuntivi o class action“.
E siccome lo Stato, oltre a essere ladro ci prende anche in giro, Buzzetti ha messo i puntini sulle i: “No a pagamenti attraverso baratti, Bot, Cct e garanzie varie. Se li tenessero. Noi vogliamo essere pagati in denaro, vogliamo liquidità“. E come dargli torto? Se l’Italia vuole pagare i propri debiti ai privati con i titoli del debito pubblico vuol dire che non ha capito proprio nulla.
Specialmente nel suo rapportarsi con un settore come quello edile, che sta vivendo da anni una crisi nerissima, che sta tutta nelle cifre snocciolate da Buzzetti: “Abbiamo pazientato per anni, oggi siamo arrivati a 9 mesi di ritardi con punte di un anno e mezzo-due anni. È una situazione unica in Europa. Dall’inizio della crisi sono fallite 7.552 imprese di costruzione e si sono persi 380mila posti di lavoro nel settore“. E giù una mazzata al governo, cui l’Ance chiede “un deciso cambiamento di rotta. Troviamo subito una soluzione, oppure con tutta la filiera delle costruzioni, le cooperative, gli artigiani del settore partiremo con i decreti ingiuntivi”.
Un vero aut aut. E ce n’era bisogno, anche se è triste constatare che il punto cui siamo arrivati è quello delle minacce; come se l’Italia fosse una bambina capricciosa da ricattare. Del resto, questo è lo stato in cui la politica fiscale dissennata di questo e dei precedenti governi, una crisi che nell’edilizia più che in altri settori ha mietuto vittime (non solo imprese fallite: quanti suicidi tra gli imprenditori edili?) e la cronica mancanza di volontà da parte della PA di onorare i propri debiti (perché i soldi ci sono, sono solo mal spesi) hanno portato le nostre imprese edili. A due passi dal punto di non ritorno.
E allora bene fa l’Ance a picchiare i pugni sul tavolo: ha la ragione dalla sua parte, la faccia valere. Sono i 19 miliardi di debiti dell’amministrazione pubblica nei confronti del settore, 9 miliardi verso le sole imprese associate all’Ance, quelli che fanno tremare i polsi. Buzzetti lo sa e fa la voce grossa: “Stanno arrivando di continuo i dati di coloro che sono già in condizioni per fare un decreto ingiuntivo, siamo già a un miliardo di euro di crediti non pagati“. Che dire: passate dalle parole ai fatti, noi vi daremo una mano.