La Banda Larga, il cui sviluppo in Italia procede a rilento, porta ad un calo del PIL, e precisamente dell’1,5%.
Si tratta di una considerazione illustrata da Corrado Calabrò, presidente uscente dell’Autority per le comunicazioni, che ha fornito un quadro molto chiaro anche per le strategie web marketing rivolte alle pmi.
A svantaggiare l’economia italiana sono i ritardi sulla media UE, che rischiano di portare a gap molto profondi, a discapito di una ripresa quanto mai necessaria.
Infatti, oggi sono proprio le infrastrutture per la diffusione e lo sviluppo della banda larga tra i fattori del successo dell’economia di un paese.
L’intervento di Calabrò, durante la presentazione in Senato del suo Bilancio di mandato 2005-2012 ha illustrato la situazione dello stato tecnologico del paese, in cui emerge la “scarsa consapevolezza delle potenzialità globali delle tecnologie della società dell’informazione; il che relega queste ultime a uno dei tanti strumenti di sviluppo economico, mentre esse possono invece dare una spallata a un sistema imballato“.
A dare manforte alla tesi di Corrado Calabrò è intervenuto anche Carmine Pappagallo, ceo di Insem SPA, una società di marketing digitale che ha assistito ai cambiamenti e alla crescita del digitale nel nostro Paese e ai flussi sul mercato da essa scatenati.
Il settore privato, in questo senso, sembra più avanti rispetto al pubblico, dove non sono presenti, nella maggioranza dei casi, gli strumenti adeguati, anche quando si tratta di incentivi e proposte di sviluppo.
Afferma Pappagallo: “Con le sue 21 linee di banda larga fissa ogni 100 abitanti e il 4% delle pmi che vendono i loro prodotti e servizi online, l’Italia è fanalino di coda in Europa. Anche se la diffusione delle tecnologie 3G ha decretato nel nostro paese un boom di smartphone e tablet, con un’alta penetrazione di apparecchi per trasmettere in mobilità, appare chiaro dal bilancio di Calabrò che il nostro paese resta fortemente teledipendente e ancora poco sviluppato nei confronti delle tecnologie digitali”.
Ma uno dei motivi principali per il passaggio alla Banda Larga è il risparmio, perché, negli ultimi 15 anni, il settore dell’ITC ha registrato una diminuzione dei prezzi finali del 33%, in controtendenza con l’aumento del 31% dei prezzi in generale, senza considerare costi di gestione, tasse e altre spese accessorie.
Vera MORETTI