Come si dice, piove sul bagnato. Oltre alle difficoltà di accesso al credito, per le Pmi italiane ci si mette anche l’aumento del tasso di interesse medio (+ 0,76% tra giugno 2011 e gennaio 2012) a complicare le cose. Una crescita percenttuale che rischia di costare al sistema delle imprese italiane 7 miliardi di euro in più all’anno.
I conti li ha fatti ancora una volta la Cgia di Mestre, che ha analizzato l’indebitamento medio delle aziende italiane (la bella cifra di 916,7 miliardi di euro) e i maggiori costi che il mondo imprenditoriale dovrà sobbarcarsi a causa dell’aumento del costo del denaro registrato negli ultimi mesi. Tra giugno 2011 e gennaio 2012 il valore medio del tasso di interesse applicato alle aziende si è attestato al 6,5%: una crescita che ha fatto lievitare il costo degli interessi a 59 miliardi di euro su base annua, ben 7 miliardi in più rispetto a giugno del 2011.
Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre: “Auspicando che nei prossimi mesi i tassi di interesse scendano, rimane preoccupante il calo dei prestiti erogati alle imprese. Tra giugno dell’anno scorso e la fine di gennaio di quest’anno, la contrazione è stata dell’1,4%. Mentre il costo del denaro sale e le banche continuano ad erogare il credito con il contagocce, sono esplose le segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari: +243,6% dall’inizio della crisi alla fine del 2011. Questo dato è molto allarmante perché ci segnala che, probabilmente, le organizzazioni criminali stanno approfittando di questa situazione per infiltrarsi nell’economia reale del Paese. Infatti, mai come in questo momento le imprese manifestano una preoccupante vulnerabilità dovuta alle conseguenze negative della crisi”.
E questa è la faccia più brutta della medaglia chiamata crisi. Un dato emerso dall’elaborazione fatta dalla Cgia di Mestre su dati UIF (Unità di Informazione Finanziaria) secondo il quale, tra il 2008 e il 2011, le segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari sono passate da 14.069 a 48.344 (+243,6%). Grave la situazione registrata l’anno scorso nelle più importanti province italiane: a Roma si sono contate 5.677 segnalazioni; a Milano 5.083; a Napoli 4.266; a Torino 2.219 e a Bologna 1.006.