I giovani si danno all’agricoltura

La crisi si affronta anche tornando alle proprie origini, o, ancora meglio tornando alla terra.

Dopo un fuggi-fuggi generale, da parte delle nuove generazioni, dai lavori legati all’agricoltura, ora, causa la profonda crisi che sta causando un pauroso aumento della disoccupazione giovanile, oggi al 36%, sono molti i ragazzi che fanno dietrofront.

Non si tratta solo di continuare l’attività di famiglia, inizialmente evitata con tanto di smorfia, ma anche di vere e proprie new entry che cercano, e trovano, un opportunità concreta di lavoro nel lavoro dei campi.
Ciò emerge dall’aumento sensibile dell’apertura di nuove partite Iva legate all’agricoltura e riguardanti gli under 35.

Non si tratta, comunque, solo delle produzioni classiche, ma anche di fattorie sociali e didattiche, oltre alla vendita diretta, produzione di energia da biomasse e valorizzazione del territorio.
Insomma, se di ritorno alla terra si tratta, è anche vero che multifunzionalità ed innovazione la fanno da padrone.

Le nuove leve, dunque, non si limitano ad imparare il mestiere dei padri ma, anzi, portano modernità e freschezza in un settore dalle molte potenzialità, grazie ad una nuova ed attenta sensibilità alle problematiche ambientali e sociali.
E se da una parte gli agriturismi attraggono molto le aspirazioni dei giovani, dall’altro si sta assistendo ad un vero e proprio boom delle fattorie didattiche, che in Italia sono, per il 4,7%, condotte da under 35.

Un’altra risorsa importante è la vendita diretta, appannaggio del 22,6 per cento degli “under 35” contro il 15 per cento degli “over”, con un occhio sempre più attento ai servizi per l‘ambiente e alla produzione di energia alternativa, una prerogativa aziendale per il 7,2 per cento dei giovani contro il 4 per cento dei colleghi più maturi.

Vera MORETTI