di Davide PASSONI
Finalmente la cortina di indifferenza, che sembrava continuasse ad avvolgere il dramma degli imprenditori e dei lavoratori suicidi per essere falliti o aver perso il lavoro, pare sollevarsi. Negli ultimi giorni, infatti, diverse grandi testate nazionali che si occupavano del fenomeno solo quando ci scappava il morto, hanno cominciato a dedicare alla cosa un’attenzione che va al di là della cinica conta dei morti.
Certo, nell’informazione funziona sempre così: il fatto di sangue tira, poi l’attenzione cala fino a nuovo sangue. Peccato, però, che i suicidi di imprenditori e lavoratori siano diventati faccenda quotidiana; difficile chiudere gli occhi, difficile far finta che si tratti di casi isolati, difficile dare solo la colpa alla crisi. Eh sì, perché la crisi è bastarda di per sé e se poi ci si mettono una burocrazia impazzita, un prelievo fiscale che sottrae ossigeno e risorse ai soliti noti (leggi lavoratori soggetti a sostituto d’imposta e imprese), una spesa pubblica che non si ha intenzione di tagliare (perché??) il mix diventa mortale. Almeno quanto l’indifferenza.
E allora salutiamo con soddisfazione un’altra importante iniziativa che è stata tenuta a battesimo ieri in Veneto, la nascita dell’associazione dei familiari degli imprenditori vittime della crisi, “Speranza al lavoro”, costituita a Vigonza (Padova) da Adiconsum e Filca-Cisl e della quale avevamo già anticipato la notizia su Infoiva nei giorni scorsi. Presidente Laura Tamiozzo figlia dell’imprenditore vicentino Antonio Tamiozzo, morto suicida a dicembre. Un’associazione che conterà su un numero verde e un pool di psicologi, un po’ come l’analoga iniziativa messa in campo della Confartigianato di Asolo-Montebelluna e dal suo presidente Stefano Zanatta.
Consentiteci due riflessioni finali. La prima. Speriamo che questa associazione non conti su ulteriori soci, mai più. La seconda. Quando sentiamo parlare di associazioni delle vittime di qualcosa, e le vediamo nascere, ci vengono alla mente momenti storici e situazioni terribili: che cosa evocano, infatti, l’associazione dei familiari delle vittime del terrorismo, della strage di Bologna, della strage di Ustica e via di questo passo? Momenti bui, periodi tragici, di emergenze sociali e di ordine pubblico, di spirali di dolore che sembrano avvitarsi su se stesse senza fine. Se qualcuno ancora aspettava un segnale per capire quanto fosse profondo l’abisso nel quale ci siamo spinti, eccolo qui. Per fortuna, però, che questo segnale dimostra che ci sono persone e imprese che hanno voglia di reagire e riemergere. Non dimentichiamole, aiutiamole.