di Davide PASSONI
Uno degli scandali più grandi dello Stato ladro che chiede, pretende e poco dà in cambio, è il ritardo cronico con cui salda i propri debiti alle imprese. Un ritardo che, spesso è un “mai”. Forse forse che lo Stato fa finta di nulla per anni per non aumentare il debito pubblico?
Una domanda che si è posta la santa Cgia di Mestre, la voce della coscienza delle imprese e dei professionisti italiani spremuti e mazziati, che da tempo si batte per ridurre i ritardi di pagamento tra la Pubblica amministrazione e le imprese private. Non per nulla, dalla Cgia ricordano che le imprese – a seguito di forniture, servizi od opere pubbliche eseguite – sono in credito con lo Stato di oltre 70 miliardi di euro, oltre 4 punti percentuali di Pil. Scandalo e vergogna.
Una domanda sorta osservando che, secondo il manuale del SEC95, che definisce le regole contabili che valgono per tutti i Paesi UE, i debiti commerciali verso le imprese private non devono essere contabilizzati nel bilancio pubblico. Gli effetti sulle casse pubbliche si fanno sentire solo nel momento in cui tali debiti vengono saldati, alimentando così il fabbisogno pubblico e peggiorando di conseguenza il rapporto tra debito e Pil. Pensa un po’ che furbata!
Tagliente, come sempre, Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre; “In linea di massima se lo Stato pagasse i 70 miliardi di euro che deve ai suoi creditori, il rapporto debito/Pil aumenterebbe di 4,3 punti percentuali, attestandosi attorno al 125%. Un risultato che, ovviamente, comporterebbe un aumento della spesa pubblica e il rischio di una caduta di credibilità e di fiducia dei mercati finanziari nei confronti del nostro Paese. Tuttavia questi mancati pagamenti stanno mettendo in gravissima difficoltà moltissime piccole imprese che, notoriamente, sono a corto di liquidità, con ricadute occupazionali molto preoccupanti”.
Infine, uno zuccherino al governo dei professori. La Cgia ricorda che il Governo Monti, grazie al decreto sulle liberalizzazioni, ha messo a disposizione della Pubblica amministrazione 5,7 miliardi di euro per saldare una parte dell’ammontare complessivo che deve ai privati e sta studiando, con il meccanismo del “pro solvendo”, una soluzione che potrebbe non trasformare questi debiti commerciali in finanziari. Se le cose andassero così, si potrebbe sbloccare il pagamento dell’intera massa di crediti che le aziende avanzano dallo Stato, scongiurando, da un lato, un’impennata del debito pubblico e garantendo, dall’altro, le più elementari condizioni di democrazia economica: ovvero, pagare i creditori dello Stato in tempi ragionevoli. Miraggio, pensiamo noi…