di Alessia CASIRAGHI
In principio fu Venezia, poi è toccato a Firenze e Roma. La tourist tax, la tassa di soggiorno da mettere in conto e soprattutto in valigia quando si viaggia, sembra pronta a diffondersi a macchia d’olio. Dallo scorso primo marzo infatti anche la città di Pisa ha scelto di applicare la tassa sui soggiorni nelle città italiane.
Se in Francia è già tradizione da un pezzo (la prima fu istituita nel 1910), in Italia fa ancora discutere l’opportunità di applicare o meno l’aggravio fiscale per chi è in viaggio.
Mentre Milano si mostra ancora reticente, a Roma la tourist tax è già in vigore dal 1 gennaio 2011: 2 euro a notte per hotel fino a 3 stelle, mentre si sale a 3 euro per le sistemazioni in hotel di categorie superiori, per un massimo di 10 pernottamenti totali. A Firenze il contributo del viaggiatore può variare da 1 euro a notte per gli alberghi a 1 stella, fino a 5 euro per gli hotel 5 stelle.
Non va meglio a Venezia: tre tasse diverse per ciascuna zona della città sull’acqua. Centro storico, isole della laguna e terraferma, possono costare ai turisti da 0,30 centesimi a 5 euro al giorno, per un massimo di 5 notti.
Ma come funziona la tourist tax? Ogni comune ha la possibilità di stabilire l’ammontare tassa, modulata secondo la categoria della struttura alberghiera. Al comune spetta inoltre la facoltà di stabilire un determinato numero di giorni di validità della tassa. Gli importi possono variare da un minimo di 0,50 centesimi fino a un massimo di 8 euro a notte per gli alberghi più lussuosi, un rincaro che può incrementare anche del 10% il prezzo totale.
Se la tourist tax è già una realtà consolidata nella maggior parte delle grandi città europee, Parigi e Amsterdam in testa, qual è la sua utilità in termini di introiti in Italia? Appare scettico Renzo Iorio, presidente di Federturismo – Confindustria e membro di Aica, l’Associazione Italiana Catene Alberghiere, che denuncia la mancanza in Italia di una normativa chiara ed efficace circa l’applicazione e l’utilizzo della tourist tax: “Se questi soldi servono, bisogna avere il coraggio di dire che devono pagarla tutte le imprese del turismo – afferma Iorio – dai ristoranti, ai musei, agli ostelli, ai bar. Se si vuole lasciare la tassa di soggiorno serve una normativa chiara sul fatto che il gettito vada a salvaguardia territori e non a coprire buchi bilancio”.