di Davide PASSONI
E adesso vedremo se Mario è davvero super. Il sobrio presidente del Consiglio finora è stato un autentico schiacciasassi. Sulle liberalizzazioni, per quanto molto al di sotto delle aspettative, è andato dritto per la sua strada, alla faccia delle lobbettine con le quali ha dovuto scontrarsi. Sull’IMU alla Chiesa è entrato facile facile come un coltello nel burro. Sulla riforma delle pensioni gli è andata più liscia del previsto, lacrime di Elsa Fornero a parte. Ma adesso, per Monti, arriva il vero monte da scalare: la riforma del mercato del lavoro. O meglio, uno solo è il vero picco da scalare e si chiama articolo 18. Un totem, un articolo che chi lo tocca muore.
Prima di lui, solo chiacchiere. Ora ci sta provando. Almeno questo glielo dobbiamo riconoscere, nel bene o nel male. Peccato che gli ovattati saloni di Bruxelles o le aule grigie della Bocconi non hanno niente a che vedere con le sale del Palazzo, con i riti delle politiche del lavoro fatti di tavoli e controtavoli, parti sociali e parti asociali, riunioni a 3, a 4 a 5, interminabili meeting notturni tra ministri e segretari di partito, tra sottosegretari e segretari sindacali. Per arrivare quasi sempre al nulla.
Ma Monti lo sa: il mercato del lavoro, in Italia va riformato. Certe sue rigidità non sono le uniche responsabili della mancata crescita del nostro Paese, ma il solo eliminarle o ammorbidirle può fare tanto. Se una di queste rigidità sia davvero l’articolo 18, è tutto da vedere. Di certo, contro questo picco ci si va sempre a sbattere e chi tenta di scalarlo puntualmente finisce per cadere. E stupisce sempre constatare come lo stesso aspetto sia interpretato da una parte e dall’altra come il diavolo o l’acquasanta: licenziamenti di massa vs. flessibilità nell’uscita. E allo stesso tempo lascia qualche perplessità vedere come, per sbrogliare certe matasse, noi italiani non siamo in grado di elaborare soluzioni “interne” ma andiamo sempre a cercare ispirazione dai sistemi di altri Paesi europei, virtuosi (Germania) e un po’ meno virtuosi (Spagna). Un po’ come quando si discute della riforma del sistema elettorale.
Resta il fatto che questa volta Monti fa più fatica a vestire i panni del caterpillar. Anche quando gli arriva in aiuto il presidente Napolitano con un’affermazione che è un po’ la scoperta dell’acqua calda ma che, come tutte le banalità, è spesso difficile da scorgere: “La riforma del mercato del lavoro non può essere identificata con la sola modifica dell’articolo 18: per poter dare un giudizio bisogna vedere il quadro di insieme“. Vedremo chi la spunterà.
P.S.
A proposito, rinfreschiamoci la memoria: ecco il testo dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori