Cresce la preoccupazione per gli ormai annunciati aumenti dell’IVA.
La Confesercenti, su questo tema, ha elaborato uno studio che tiene conto dei forti oneri aggiuntivi che ricadranno sulle famiglie a causa delle varie manovre che hanno innalzato le aliquote, dall’estate del 2011 a oggi. E che causeranno effetti depressivi sull’economia e sui consumi, con le conseguenti ricadute sulle chiusure di imprese, soprattutto nei settori vitali del commercio e dell’artigianato, e la conseguente perdita di posti di lavoro. Si parla tanto di lavoro e di come aumentare l’occupazione, e si fanno interventi sull’IVA che freneranno il mercato e accresceranno la disoccupazione.
Il carico medio aggiuntivo per ognuno dei 24 milioni di nuclei familiari del nostro Paese arriverà a 576 euro all’anno: 150 per l’aumento dal 20% al 21% dell’aliquota ordinaria, in vigore dal primo settembre 2011, e altri 426 euro dovuti agli ulteriori due punti percentuali che si aggiungeranno alle aliquote ordinarie e intermedie dal prossimo ottobre. Il carico per le famiglie (vedi studio allegato) cambia a seconda della professione del capo-famiglia e delle aree del Paese. A questo andrà aggiunto un impatto inflazionistico il cui effetto atteso sui prezzi al consumo è vicino a 1,5 punti percentuali. Gli aumenti Iva, però non colpiranno solo famiglie e imprese, e infliggeranno un grave colpo alla competitività del Paese.
Quest’ultimo “effetto collaterale” è evidente soprattutto nel turismo, dove l’Italia sta percorrendo la strada di una sorta di “fiscal dumping” al contrario: nel 2014, quando le due aliquote cresceranno di un altro mezzo punto percentuale, il nostro Paese avrà infatti l’Imposta di valore aggiunto più alta di tutta la zona Euro. Da notare il forte divario che riguarda gli alberghi: la media IVA dell’Eurozona è dell’8,3% quella italiana è superiore di cinque punti e si attesta al 12,5%.
Fonte: confesercenti.it