La stretta del credito nei confronti delle Pmi colpisce anche i consorzi di garanzia fidi. Se nel 2011, infatti, i finanziamenti garantiti in essere da parte dei Confidi alle Pmi hanno sfiorato la cifra record di 14 miliardi di euro, circa il 20% dei finanziamenti garantiti e deliberati dalle banche non è stato erogato alle imprese da parte degli istituti di credito. E, da ottobre a dicembre, di finanziamenti nemmeno a parlarne. Con buona pace degli imprenditori.
Dati a metà tra l’incoraggiante e il preoccupante, emersi dalla 15esima edizione della ricerca Fedart Fidi, la Federazione nazionale unitaria dei 144 Consorzi e Cooperative artigiane di garanzia promossa da Confartigianato, Cna e Casartigiani.
Una ricerca che ha comunque dimostrato come resti elevato il tasso di penetrazione del sistema Confidi nel settore artigiano (37%): in questo solo comparto, i confidi hanno garantito un quinto dei finanziamenti erogati dalle banche alle imprese del settore.
Ma dove vanno questi soldi sul territorio? In primis in Veneto con 1.369 milioni di euro; poi la Lombardia con 1.331 milioni, la Toscana con 1.092 milioni e l’Emilia Romagna con 933 milioni.
Ce la faremo, dunque, ad avere i soldi senza andare dalle banche con il piattino in mano? Questo è quanto spera il presidente di Fedart Fidi, Fabio Petri, che ha presentato un progetto per rilanciare il sistema della garanzia del credito all’insegna della semplificazione e dell’efficienza, in quattro mosse: orientare le risorse pubbliche e private secondo principi di efficienza ed efficacia; semplificare la filiera della garanzia eliminando duplicazioni tra i ruoli assunti dai vari soggetti e la concorrenza tra gli attori; raggiungere l’autosostenibilità del sistema con un meccanismo di contribuzione automatica privata per ciascuna operazione di garanzia; rendere misurabile l’impatto generato dagli interventi mediante un modello econometrico appositamente definito.
Insomma: o si cambia, o anche con i Confidi sarà dura vedere la lira…