di Vera MORETTI
Gli antesignani sono stati gli Urban bike messenger, fino al 2008 gli unici pony express in bicicletta, ma nel giro di pochi anni sono nate almeno dieci aziende simili in tutta Italia.
Si tratta di un fenomeno che, soprattutto nei paesi anglosassoni, è una concreta realtà, ma che, anche qui, sta prendendo piede.
Che sia la moda della bici o la crisi economica che porta ad ingegnarsi, il risultato non cambia: il bike messenger sta diventando una professione a tutti gli effetti.
Gli eco-corrieri, dunque, si stanno diffondendo, oltre che a Milano, a Roma, Firenze, Bologna, Parma, Bari, Venezia, Palermo, Catania e anche a Carpi.
Ma come hanno cominciato? Roberto Peia, fondatore degli Ubm milanesi, ha spiegato: “Abbiamo iniziato in tre, senza sede, con le nostre bici e le nostre borse. Ora possiamo contare su sette corrieri stabili e abbiamo una riserva di pedalatori di oltre mille persone nel nostro database, di cui 200 almeno posso intervenire immediatamente“.
Insomma, si è trattato di una vera e propria scommessa, guidata, però, da una felice intuizione, che oggi è una Srl con sponsor tecnici che forniscono bici, borse e caschi, oltre a condizioni vantaggiose per l’assicurazione antinfortuni per i loro corrieri. Peia conferma che “siamo diventati professionisti e diamo lavoro a sempre più persone. Unico dato negativo è che vediamo crescere il numero dei quarantenni che si rivolgono a noi per lavorare, vengono quasi tutti dalla cassa integrazione o da un licenziamento: segno che la crisi picchia duro“.
L’esempio di Milano, che vanta anche un franchising a Bologna, ha spinto anche altre città ad intraprendere questa strada. E non si tratta solo di Roma, dove, per le vie della città, è sempre più frequente vedere i biker di Eadessopedala in sella ai Bullit, le strane bici che li contraddistinguono, ma anche realtà minori hanno deciso di buttarsi in questa avventura.
Da Palermo, dove Aurelio Cibien ha fondato Ciclop, fino alla provincia di Modena, dove Federico Totaro è uno dei tre corrieri della piccola Italian Bike Messenger, costituita da precari del terziario e che intendono, a breve, potersi dedicare interamente a questa nuova professione.
E la stessa filosofia ha portato alla nascita di Bari bici Express, e di tante altre piccole realtà che hanno il merito di creare posti di lavoro laddove sembravano scarseggiare.