di Davide PASSONI
Ci risiamo. La Guardia di Finanza si è rimessa i costumi di scena ed è tornata sul palcoscenico e sotto i riflettori per un’altra operazione “spettacolare” contro i furbetti dello scontrino. Dopo i blitz dei mesi scorsi nelle località più “in” del Nord, da Cortina a Portofino, e nei locali ed esercizi della Milano da bere, questa volta è toccato al Sud, a Napoli.
Li avevano invocati, il governatore del Veneto Luca Zaia altri esponenti leghisti, controlli spettacolari ed efficaci anche al Sud. Eccone uno di tutto rispetto, per la città interessata e per i risultati sconcertanti ottenuti. Un blitz per scoprire che cosa? L’acqua calda fiscale, ovvero che l’Italia è veramente unita almeno quando si tratta di uccellare il fisco.
I numeri del blitz partenopeo parlano chiaro. I militari hanno effettuato controlli nelle zone dei mercati (Sanità – Pignasecca – Sant’Antonio Abate – Sant’Anna a Capuana) e in quelle a più alta vocazione commerciale (Vomero – Chiaia – via Toledo – corso Umberto I). Su 386 esercizi commerciali controllati, 317 sono risultati irregolari, tanto che l’82% di loro, di fatto non adempiva agli obblighi fiscali previsti dalla vigente normativa. Nel mercato di Sant’Anna a Capuana, con l’arrivo dei finanzieri gli incassi sono nettamente aumentati: su circa 50 ambulanti presenti, 40 di loro erano privi del misuratore fiscale e, all’arrivo dei militari, si è registrata una variazione media degli incassi del 133%, con un picco del 985%.
E vogliamo parlare delle auto? Su 35 veicoli controllati, 8 sono risultati intestati a persone fisiche o imprese con un reddito totalmente non in linea con il valore del veicolo. Basti dire che gli intestatari di una Porsche Carrera e di una Audi A5 non hanno mai presentato la dichiarazione dei redditi.
Occhi puntati anche sulla movida. Nelle ore serali e notturne sono stati eseguiti controlli in 30 esercizi commerciali: su 261 lavoratori intervistati, 34 sono risultati irregolari. Nei confronti di 5 locali sarà avanzata la proposta di sospensione dell’attività per gravi irregolarità in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
E visto che siamo a Napoli, tolti gli abiti borghesi e rimessa la divisa, alcune pattuglie hanno dato attuazione nel centro della città a una serie di attività per contrastare e prevenire l‘abusivismo commerciale, la contraffazione dei marchi, tutelare la sicurezza prodotti e del made in Italy e combattere la vendita di sigarette di contrabbando.
Insomma, dove vai vai la storia è sempre la stessa. Del resto, quali che siano le ragioni storiche o antropologiche (se ci sono….), un dato resta certo: vista la qualità dei controlli e la natura delle sanzioni, c’è chi si fa due conti e ne deduce che, alla fin fine, perché non provarci? Conviene di più non dichiarare che farsi ammazzare di tasse. Fino a quando la musica cambierà. Speriamo che questo sia solo il preludio di una bella sinfonia “eroica” contro i furbetti dello scontrino.