Valorizzare la figura dell’amministratore condominiale identificando una serie di precisi requisiti professionali. E’ questa la priorità indicata dall’ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili, sulla riforma del condominio, durante l’audizione di stamani presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
Il testo di riforma ora in discussione a Montecitorio si limita, infatti, a imporre l’obbligo di iscrizione ad un apposito Registro istituito presso le Camere di Commercio, senza precisare competenze e titoli di idoneità per l’esercizio della professione. “Ciò non è di per sé garanzia di tutela dell’utenza – ha dichiarato Giuseppe Bica, presidente dell’ANAMMI – poiché prescinde dal possesso di qualsiasi requisito di professionalità. Stupisce, inoltre, che in un momento in cui si promuove una generale liberalizzazione delle professioni autonome, con l’amministrazione di immobili si scelga ben altro genere di impostazione”.
L’Associazione ha poi sottolineato come il disegno di legge rappresenti un arretramento rispetto a quanto già avviene in ambito associativo. La stessa A.N.AMM.I richiede agli aspiranti amministratori il possesso di un diploma di scuola superiore, il casellario giudiziale nullo e l’idoneità tecnico-professionale conseguita frequentando con profitto i corsi professionali per amministratori, gestiti dalla stessa ANAMMI. “Se si ritiene davvero indispensabile l’istituzione di un Registro presso la Camera di Commercio – ha osservato il presidente Bica – sarebbe opportuno puntare sugli stessi requisiti da tempo imposti all’interno delle organizzazioni di categoria, e delegare il “nulla osta” per l’iscrizione al Registro della Camera di Commercio alle associazioni più rappresentative a livello nazionale, già accreditate presso il Ministero della Giustizia”.
L’ANAMMI ha inoltre criticato anche la prestazione di idonea garanzia per le responsabilità e gli obblighi derivanti dall’incarico, che il testo di riforma dovrebbe imporre a carico dell’amministratore, su richiesta dei condomini per ogni singolo immobile amministrato. Tale garanzia, afferma il disegno di legge, non deve essere inferiore agli oneri prevedibili della gestione annuale: una somma ragguardevole, se si pensa che il bilancio preventivo di un condominio, in media, si aggira tra i 50mila e gli 80mila euro. “Ciò comporterebbe una garanzia ad hoc per ogni condominio, con un notevole aggravio di costi per l’amministratore – ha spiegato il leader degli amministratori condominiali – che, giocoforza, finirà col ricadere tutto sul condominio. Non è infatti possibile ridistribuire le spese, perché la garanzia riguarderebbe ogni singola struttura condominiale”. Insomma, a potersi permettere questo genere di prestazione saranno in pochi. “Con un mercato ristretto ad un numero esiguo di professionisti – ha aggiunto il numero uno dell’ANAMMI – il compenso dell’amministratore, finora deciso dal libero mercato, schizzerà verso l’alto”.
La categoria, ha concluso il presidente Bica, “non intende sottrarsi alle proprie responsabilità. Semmai, sulla base della nostra esperienza, proponiamo di stabilire l’obbligo della garanzia non più in capo al singolo professionista, ma all’associazione di appartenenza”. L’ANAMMI, infatti, già oggi fornisce gratuitamente ai suoi associati una polizza di responsabilità civile professionale, con l’obiettivo di non lasciare tale garanzia a discrezione del singolo.