di Emiliano RAGONI
E’ da un po’ che parliamo delle startup italiane, focalizzando la nostra attenzione su tutte le difficoltà che incontrano le neonate società, soprattutto per avere il necessario accesso ai finanziamenti.
Oggi vogliamo raccontare la bella favola di tre ragazzi milanesi under trenta che hanno fondato la AitherCO2, azienda che opera nel settore dei diritti della CO2. Maurizio Castelli, Federico Lattuada e Jacopo Visetti, questi i nomi dei tre ragazzi meneghini, per avviare la loro società sono stati però costretti ad emigrare a Londra. Il motivo della loro emigrazione? Sempre lo stesso! Come spesso accade i tre giovani ragazzi hanno ricevuto un secco no dalla banca italiana che li definiva troppo giovani per gestire un capitale elevato.
AitherCO2 nasce da un’intuizione di uno dei tre ragazzi (Jacopo Visetti) di diventare broker di certificati verdi. Durante uno stage frequentato a Londra in una banca d’affari, Jacopo ha intuito le potenzialità del settore delle quote CO2. Ricordiamo che le quote CO2 sono necessarie alle imprese in caso di superamento dei limiti loro assegnati dagli Stati di appartenenza. Questo mercato si è sviluppato in conseguenza ai provvedimenti presi nel protocollo di Kyoto.
Come conseguenza dell’intuizione del giovane Visetti la AitherCO2 ottiene un contratto di oltre 30 mila euro come mediatore dei certificati verdi. A tarpare le ali della startup arriva però il secco no dalla banca italiana che provvede alla chiusura del conto con cui avevano avviato la società. La banca ritiene la giovane età dei tre imprenditori un elemento di scarsa fiducia.
Fortunatamente i tre lombardi sono riusciti a trovare fortuna oltreoceano. E’ comunque emblematico come le banche italiane non abbiano intuito le potenzialità di un mercato con un giro di affari di circa 6 miliari l’anno, e che in Italia è pari circa ad un miliardo. Queste cifre sono senza dubbio destinate a salire, come dimostra la recente decisione dell’Unione europea di obbligare le compagnie aeree a pagare una tassa sulle emissioni per ogni velivolo che atterra o decolla dagli scali.
La AitherCO2 ora fattura la bellezza di 200 milioni di euro, copre il 25% del mercato italiano, e ha raddoppiato il numero di dipendenti.