I dati sulla disoccupazione in Italia riservano ogni giorno nuove sorprese. Purtroppo non positive. L’Istat sforna dati a profusione; dopo averci raccontato che a novembre la disoccupazione è salita all’8,6%, dopo averci detto che la situazione dei giovani inoccupati è drammatica, con 1 su 3 di loro che è a spasso (30,1%), ora dall’Istat ci dicono che cresce anche il numero dei cosiddetti “scoraggiati“, persone che non cercano un lavoro perché convinte che non lo troveranno, che si tratta di fatica sprecata.
Ebbene, il numero di costoro in Italia ha sfondato nel terzo trimestre 2011 la soglia del milione e mezzo, raggiungendo quota 1 milione 574mila. Si tratta del livello più alto da quando sono iniziate le serie storiche, ovvero dal 2004. Che ccosa ci dice questo dato? Che la crisi morde, e morde duro non solo sull’economia reale ma anche nella testa delle persone. Pensare che sia meglio vivere tirando sera, appoggiati sulle spalle di altri (genitori, parenti, amici), piuttosto che uscire, bussare a tutte le porte e suonare a tutti i campanelli per chiedere un impiego, pensare di dare una dignità alla propria vita anche passando attraverso le professioni più indegne (se mai ce ne sono) è il modo migliore per darla vinta a chi soffia sulle braci dello scoraggiamento collettivo. Perché, se l’Italia ce la deve fare, chiunque deve dare il proprio contributo. E vivere pensando di poter non lavorare “tanto il lavoro non c’è…” è un modo per cedere alla vigliaccheria e fare della propria vita una scatola vuota.