La lentezza della giustizia rende difficile la competitività

“E’ una situazione drammatica che le imprese pagano con un lungo stallo che determina l’impossibilita’ di crescere e di essere competitive sul mercato nazionale e internazionale. La lentezza della giustizia rende ancora piu’ difficile l’accesso al credito, gia’ assai problematico soprattutto per le piccole e medie aziende, impedendo nuovi investimenti necessari a renderle piu’ competitive, attraverso innovazione tecnologica ed organizzativa”.

Lo dice all’Adnkronos il presidente portavoce Rete Imprese Italia e presidente Confesercenti, Marco Venturi, commentando i dati sui ritardi nel campo della giustizia. L’Italia “e’ il fanalino di coda in Europa per tempi e costi dei processi civili. Non soltanto detiene il record negativo per la durata media dei procedimenti legati ad inadempimento contrattuale (oltre 1.200 giorni in media), ma anche per i costi a essi legati”, aggiunge. La quota dei costi sostenuti in termini di assistenza legale e spese processuali, rispetto al valore complessivo della causa, “e’ in Italia tra le piu’ alte di tutta l’area dei Paesi occidentali: la percentuale si attesta intorno al 30%, un valore doppio rispetto a quanto avviene ad esempio in Germania o negli Stati Uniti. La Commissione Europea sull’efficienza della giustizia calcola che lo Stato italiano spende per la giustizia 70 euro per abitante, a fronte dei 58 della Francia dove, peraltro, la lunghezza media di un procedimento civile e’ la meta’ rispetto all’Italia”.

Per non parlare della giustizia tributaria. I dati dell’Agenzia delle entrate mostrano che i tempi per dirimere le controversie “sono lunghi. Una Commissione tributaria provinciale impiega 823 giorni in media per arrivare a sentenza, mentre l’appello richiede in media 617 giorni. In alcuni casi specifici, le sentenze di secondo grado possono essere impugnate davanti alla Cassazione dove i tempi si dilatano fino a 1.521 giorni”.

Fonte: Confesercenti.it