Federarchitetti auspica una più ampia riforma delle professioni

di Vera MORETTI

Federarchitetti ha diffuso un comunicato stampa tramite il quale la categoria spiega punto per punto la propria posizione  in relazione ai provvedimenti del governo relativi alla riforma delle professioni.

Non si rinnega la necessità di un intervento, da parte del governo, nei confronti di certe categorie professionali, ma si punta l’attenzione sui modi e sulle intenzioni.

Le misure legislative non congruenti adottate dai governi precedenti sono considerate tra le responsabili dell’emarginazione progressiva delle libere professioni tecniche, messe poi in ginocchio dalla crisi economica.

Le incongruenze attualmente esistenti sono:

  • Difetto di rappresentanza: non paritetico. “Per i liberi professionisti, in particolare per l’area tecnica, la rappresentanza sindacale è eventualmente tollerata, ma senza che alcun meccanismo, ordinistico, previdenziale o contributivo, ne autorizzi una qualche forma di sostegno diversa da quella volontaristica“.
  • Ruolo degli ordini: fallimento dei compiti istituzionali, soprattutto per quanto riguarda architetti ed ingegneri. Si chiede, a questo proposito, una “riconversione a nuovi compiti degli stessi, opportunamente ridotti per numero, (uno o due per Regione) in AGENZIE di SOSTEGNO (AGENSOS) e Controllo allo Sviluppo, per far fronte a pressanti esigenze
  • Servizi tecnici pubblici: posizione predominale in contrasto al libero mercato. I costi dei servizi tecnici pubblici dovrebbero essere valutati complessivamente, “con specifico capitolo di spesa, dal quale si evincerebbe la possibilità di affidarli interamente, o in gran parte, al libero mercato, così come già avviene per i servizi sanitari“.
  • Servizi tecnici in-house: evasione IVA. Riguarda la maggior parte delle prestazioni professionali in-house, che sono svolte senza versamento dell’IVA, da soggetti che non praticano la libera professione. “L’acquisizione della posizione IVA, individuale e/o societaria, deve costituire un obbligo prioritario per i troppi evasori autorizzati”.
  • Esclusivo privilegio dei parametri economici, a causa della soppressione dei limiti tariffari.
  • Accesso alla professione: assenza di tirocinio, quando, invece, dovrebbe essere obbligatoria una formazione post-laurea, magari con “salario minimo di sostegno se certificato da collaborazione svolta in studi professionali” .

Tutto ciò per cercare di ridurre le disuguaglianze sociali attraverso misure che dovrebbero servire a limitare la prevaricazione di interessi di parte.

Per attivare ciò, si rendono necessari alcuni interventi, quali una burocrazia aperta alla società, settore universitario all’altezza e al passo con i tempi, ma anche un’interazione con il mondo imprenditoriale, qualora si trattasse di interventi consoni e non mossi da mero interesse.