Il presidente di turno di Rete Imprese Italia, Marco Venturi, è intervenuto oggi, durante l’audizione della VI Commissione permanente delle Finanze alla Camera dei Deputati, sulle problematiche di attuazione dell’Accordo di Basilea III.
“La nuova regolamentazione internazionale sul capitale e sulla liquidità delle banche – ha affermato Venturi – entrerà in vigore, con gradualità annuale, nel periodo compreso fra il 2013 e il gennaio 2019. Rete Imprese Italia auspica che questa fase di riflessione sulle tematiche poste da Basilea III possa rappresentare un momento di confronto approfondito sulle difficoltà che oggi perdurano per le imprese nell’accesso al credito. In gioco non vi sono solo i destini del milione di imprese associate a Rete Imprese Italia, bensì di tutte le imprese domestiche, dei nostri territori ed in definitiva del nostro paese. Ritengo pertanto necessario richiamare, in questa sede, l’attenzione su una serie di criticità che impediscono alle imprese di ottenere il credito bancario necessario per recuperare adeguati livelli di margini operativi”.
“Tra le maggiori difficoltà – ha proseguito Venturi – vi sono innanzitutto una congiuntura economica d’intonazione fortemente recessiva per l’anno in corso ed una restrizione creditizia in atto, certificata anche dal Bollettino Economico della Banca d’Italia, che incide maggiormente sulle imprese minori. Registriamo, inoltre, un’allocazione del credito che non favorisce le imprese con meno di 20 addetti: ad esse affluisce soltanto il 19% dei finanziamenti bancari erogati al complesso delle imprese, nonostante il loro contributo al valore aggiunto nazionale sia più che doppio e quello all’occupazione ben al di sopra del 50%. Un forte incremento dei tassi praticati dalle banche da una parte ed un aumento dei costi accessori, commissioni comprese dall’altra, che per talune voci sono raddoppiati in un anno, non favoriscono certamente il rapporto tra banche e imprese.Infine, un ruolo sempre più determinate delle garanzie, reali e personali, nella valutazione dell’affidabilità delle imprese da parte delle banche e le difficoltà di erogazione anche parziale di affidamenti accordati riguardi ai noti problemi di funding delle banche, a cui vanno ad aggiungersi i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione rappresentano pesanti ostacoli per l’accesso al credito delle pmi”.
“L’insieme delle criticità suddette – ha sottolineato il leader di Rete Imprese Italia – si riflette, amplificato, a scapito delle imprese del Mezzogiorno, alle quali affluisce soltanto il 19% del credito totale, a costi mediamente molto più elevati rispetto alle altre aree del paese. Inoltre, vi è da registrare che le vischiosità nell’accesso al credito si traducono in una estensione dell’economia criminale (usura, racket, ecc.), il cui valore è stimato in circa 100 miliardi di euro, quasi il 7% del Pil nazionale”.
“Per quanto riguarda le proposte presentate nel documento tecnico – ha detto Venturi a termine del suo intervento – vogliamo richiamare l’attenzione su cinque argomenti centrali coerenti con i contenuti dello Small Business Act e tendenti a diluire gli effetti di Basilea 3.
Innanzitutto l’introduzione di un “PMI supporting factor” nella formula per il calcolo dei requisiti patrimoniali delle banche. Sarebbe, inoltre, opportuno che gli aumenti di capitale delle banche fossero parametrati in funzione anticiclica e che i criteri contabili IAS tenessero conto sia del diverso modello di business delle banche commerciali, rispetto a quelle d’investimento, sia del fatto che la sottoscrizione dei titoli pubblici non debba essere penalizzata per effetto del “fair value”. Sottolineiamo, poi, che il parametro del rating, una delle maggiori novità scaturite da Basilea 2, “costruito” a scala delle grandi imprese di capitale, con i suoi automatismi valutativi, penalizza fortemente le PMI, ponendole, di fatto, in una posizione di svantaggio competitivo.
Da tempo si segnala, da parte delle Associazioni di categoria, anche l’esigenza per una adeguata valutazione del patrimonio informativo di matrice associativa, ai fini di una più esauriente valutazione del merito di credito delle PMI, come sottolineato anche dall’’autorità di Vigilanza in più occasioni. Una disfunzione, infine, che andrebbe diversamente regolata è quella relativa all’impossibilità degli istituti di controgaranzia, divenuti intermediari vigilati, di rilasciare controgaranzie Basel-compliant. Occorrerebbe valorizzare la controgaranzia come strumento di mitigazione del rischio dei Confidi associati: ciò si tradurrebbe in minori accantonamenti a valere sul patrimonio delle Banche, in linea con il contesto di Basilea3″.
Fonte: confesercenti.it