di Mirko ZAGO
Cambiano le regole in tavola per le imprese e per le banche a partire dal 1 gennaio del nuovo anno. E’ lo spinoso tema degli sconfinamenti bancari ad essere interessato dalla nuova normativa europea con ripercussioni tanto sugli istituti bancari quanto per le imprese che ricorrono ad essere per i finanziamenti. Prima di passare ad illustrare i cambiamenti facciamo un po’ di chiarezza su cosa si intende per sconfinamento.
Cos’è lo sconfinamento?
“Nel caso in cui l’importo degli addebiti del cliente che usufruisce di un servizio bancario ecceda quello degli accrediti, il conto assume un saldo debitore per il cliente. Ciò significa che la banca ha anticipato a quest’ultimo le somme necessarie ad eseguire pagamenti e si verifica di conseguenza lo scoperto di conto. Lo scoperto di conto va distinto dallo sconfinamento che ricorre quando il c/c è assistito da un fido. Il fido rappresenta un vero e proprio finanziamento. Lo scoperto di conto ha carattere episodico e necessita il pronto rimborso delle somme utilizzate a debito; il fido rappresenta una somma di denaro che la banca ha concesso al cliente e che questi può utilizzare liberamente; richiede la sottoscrizione di un apposito contratto che ne regola l’ammontare e le condizioni (ad esempio: tasso di interesse). L’utilizzo del conto oltre il limite di fido genera lo sconfinamento di conto” (tratto dal sito della Banca d’Italia).
Fino ad oggi gli sconfinamenti hanno avuto vita tutto sommato facile. La normativa prevedeva infatti una segnalazione di sconfinamento solo nel caso in cui lo scoperto durasse più di 180 giorni. Le banche dunque sono sempre state molto tolleranti rispetto a sfori del fido concesso, senza richiedere entro questo termine, l’apertura di nuovi contratti di prestito di denaro. Tutto ciò era permessa fino ad oggi da Basilea 2. Si tratta di un accordo internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche. In base ad esso le banche dei Paesi aderenti devono accantonare quote di capitale proporzionali al rischio derivante dai vari rapporti di credito assunti oltre che rispettare certe direttive e standard di qualità.
L’anno nuovo porta grandi cambiamenti. Le tempistiche per la segnalazioni calano infatti a 90 giorni. Le banche quindi potranno pazientare solo 3 mesi e non più 6 prima di effettuare la segnalazione. Per il credito retail e verso gli enti pubblici resta invece in vigore la deroga permanente; in questo modo le banche potranno utilizzare sistemi di rating interni continuando a segnalare gli sconfinamenti dopo 180 giorni, almeno fino all’introduzione di Basilea 3 nel 2013.
Cosa comporta per un’azienda essere “segnalata”?
Un’azienda considerata “past due” (insolvente per superamento del limite di tempo concesso allo scoperto) potrebbe vedersi revocare il credito concesso dalla banca, un immediata richiesta di esposizione oltre che una segnalazione a tutti gli istituti bancari della posizione “pericolosa” dell’impresa. In sostanza il nominativo dell’azienda sarà inserita nella La Centrale dei rischi. Si tratta di uno strumento istituito nel 1962 ed operativo dal 1964, ha l’obiettivo di supportare il sistema bancario nella gestione delle politiche di prestito e di controllo dei rischi creditizi. Si intuisce che essere inseriti in questo indice equivale a azzerare le possibilità di vedersi concesso credito.
Anche le banche avranno però delle ripercussioni negative. I crediti sconfinati infatti devono essere dichiarati “crediti deteriorati” che richiedono un aggravio di requisiti patrimoniali e nuovi accantonamenti. In sostanza l’accorciamento dei tempi, seppur importante per elevare gli standard, potrebbe aggravare la situazione economica delle imprese che già non godono di ottima salute, stretti dalla morsa fiscale.
Quale situazione si prospetta?
Serve naturalmente in fase iniziale una informazione efficace sui rischi che si possono correre. In tal senso l’Abi e le associazioni di categoria Assoconfidi, Confagricoltura, Confedilizia, Cia, Coldiretti, Confapi, Confindustria e Rete imprese Italia hanno firmato un protocollo “Comunicazione alle imprese sull’entrata in vigore dei nuovi termini per la segnalazione degli sconfinamenti bancari – past due” con l’intento di salvaguardare le imprese e il sistema bancario congiuntamente. Dall’altro lato i Confidi cercheranno di garantire prestiti ponte delle banche alle imprese per i 90 giorni che queste perdono con le nuove tempistiche. “Una misura legata all’emergenza di questo periodo, nella consapevolezza però che la certezza dei pagamenti sia una buona regola per tutti”, assicura Antonio Lo Monaco, segretario nazionale Federconfidi.